Incontro ecumenico con i giovani delle Chiese cristiane delle Marche

È stato incentrato sulla parabola del buon samaritano, in cui ascoltiamo la chiamata ad amare Dio e il prossimo come noi stessi, l’incontro ecumenico organizzato martedì 23 gennaio presso il Seminario regionale marchigiano Pio XI. Una serata di preghiera, conoscenza e condivisione, a cui hanno partecipato i giovani delle Chiese cristiane delle Marche, Mons. Angelo Spina, il Vescovo di Fermo Rocco Pennacchio, delegato della Cem per l’ecumenismo, e i pastori Gionatan Breci per la Chiesa Avventista del 7°giorno e Amado Luis Giuliani per la Chiesa cristiana evangelica Battista delle Marche.

L’incontro è iniziato con la cena, momento di conoscenza e condivisione, a cui è seguita la veglia nella cappella del Seminario, con i canti animati dai seminaristi e dai giovani della Chiesa Avventista del 7°giorno e della Chiesa Battista delle Marche. Dopo il saluto di Mons. Rocco Pennacchio che ha sottolineato l’importanza della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, «un cammino urgente in cui quest’anno in modo particolare siamo invitati ad amare Dio e il prossimo», è stata ascoltata la parabola del buon samaritano (Lc 10, 25-37). Tre giovani hanno poi dato la propria testimonianza personale di fede, in base al Vangelo ascoltato.

Un ragazzo della Chiesa cristiana evangelica Battista delle Marche ha chiesto agli altri giovani presenti: «Il prossimo è colui che è vicino a me o anche colui che è stato accanto a noi quando eravamo nei guai ed eravamo soli? In questa epoca tutti noi riconosciamo che abbiamo bisogno di aiuto e spesso quando ripensiamo ai nostri momenti difficili ci accorgiamo che il nostro soccorritore non è stata una persona vicino a noi, un parente o un amico, ma uno sconosciuto. Il mio prossimo è solo colui che appartiene alla mia Chiesa o anche colui che posso identificare come diverso? Il bene a volte arriva dalle persone più inaspettate, la fratellanza non conosce limiti. Siamo quindi tutti chiamati, nella vita di tutti i giorni, a dare buona testimonianza come cristiani, a fermarci, ad avere empatia e compassione, al posto della paura che ci allontana. Oggi nel mondo ci sono tante guerre, molti fratelli sono perseguitati per la loro fede. Riflettiamo allora su cosa accadrà al prossimo se non ci fermeremo e non ci faremo prossimi agli altri».

Una giovane della Chiesa Cattolica si è poi soffermata sulle parole di Gesù rivolte al Maestro della legge: «Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutte le tue forze e con tutta la tua mente, e ama il prossimo tuo come te stesso». «Queste parole di Gesù – ha spiegato la giovane – ho sempre cercato di viverle in parrocchia, facendo l’animatrice. Donando e prestando il mio servizio a catechismo, all’oratorio e poi nella Pastorale giovanile, ricevevo più di quello che davo. Io mi sentivo il buon samaritano, ma in realtà aveva bisogno di aiuto. A un certo punto mi sono accorta che non mi amavo e che cercavo di fare sempre più cose perché credevo che l’amore dovevo meritarmelo. Avevo un vuoto di amore dentro che non riuscivo a colmare. Un giorno poi mi sono accorta che accanto a me c’erano tanti compagni di viaggio che mi volevano bene e mi sono scoperta amata da Gesù. Finalmente avevo trovato la serenità dentro il mio cuore e avevo capito che ero meritevole dell’amore di Dio per quella che ero. Non dovevo guadagnarmi l’amore del Signore e degli altri. Scoprendomi amata, ho iniziato a donare veramente questo amore agli altri».

Infine il pastore Gionatan Breci, riferendosi alla domanda che Gesù rivolge al Maestro della legge “Che cosa c’è scritto nella legge di Mosè? Che cosa vi leggi?”, ha sottolineato che la stessa domanda il Signore la pone a noi. È come se Lui ci chiedesse: “Tu cosa leggi adesso? Tu come lo leggi?”. Gesù indica la via e spesso dice cose che già ha detto in precedenza. Al Maestro della legge dice di amare Dio e il prossimo, ma è una cosa che già aveva detto in altri momenti. Nelle nostre realtà quotidiane sappiamo qual è la volontà di Dio, ma a volte la interpretiamo come vogliamo. Ciò che Lui dice è chiaro, ma noi come leggiamo ciò che Lui ci indica, come lo facciamo diventare?».

Un altro momento significativo della veglia è stato il gesto della lavanda dei piedi, segno di comunione e amore fraterno. Gli appartenenti alle varie Chiese cristiane si sono lavati i piedi vicendevolmente, secondo le parole di Gesù: “Se dunque Io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i pieni gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto Io, facciate anche voi”. Sulle note dell’inno all’amore, c’è stata la lavanda dei piedi e, in un clima di preghiera e amicizia, la veglia è terminata con la recita del Padre Nostro (traduzione interconfessionale della preghiera del Signore).

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