Visita pastorale nella parrocchia San Gaspare del Bufalo: Santa Messa con l’unzione degli infermi

Durante la visita pastorale nella parrocchia San Gaspare del Bufalo, venerdì primo marzo Mons. Angelo Spina ha presieduto la celebrazione eucaristica, con il rito dell’unzione degli infermi, dopodiché ha incontrato gli operatori impegnati in ambito caritativo e assistenziale (Caritas parrocchiale, ministri straordinari della comunione, operatori del gruppo “Insieme è bello”) e i catechisti.

Durante la Santa Messa, ha parlato della Via Crucis, «il cammino della croce. Qual è la via di Dio? È la via della croce, della sofferenza, del dolore. La Via Crucis che Gesù ha percorso lungo le vie di Gerusalemme è anche il cammino della nostra vita. Gesù camminando cade, non ha le forze ma si rialza. Incontra sua madre che non abbandona mai il figlio, cade ancora. Una donna che ha una grande compassione gli asciuga il volto, anche le donne piangono su Gesù. Questa storia di Gesù è la nostra storia. Il nostro pianto e la nostra sofferenza non sono inutili, siamo i cirenei che aiutano Gesù a portare la croce. San Pio da Pietrelcina ricevette le stimmate e sopportò la sofferenza con gioia, sapendo che tutto concorre al bene per coloro che amano Dio».

Parlando del sacramento dell’unzione degli infermi, ha spiegato che «Gesù ha avuto compassione dei malati. Ad esempio ha guarito la suocera di Pietro e il paralitico. Gesù tocca i nostri corpi malati. Nella vostra sofferenza è Gesù che soffre. San Paolo scrive: “Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa”. La sofferenza è una via che ci porta a Dio, quando la offriamo a Dio diventa una luce immensa. Questo l’hanno vissuto i santi, come santa Rita. Gli uccisero il marito e i figli, e ricevette sulla fronte la spina di Gesù. Lei soffrì e offrì, sapendo che le nostre sofferenze offerte al Signore servono al bene della Chiesa. Gesù oggi tocca le vostre sofferenze con questo sacramento che dona forza al corpo e all’anima. Il Signore vi rende forti nella prova, vi tocca e guarisce, tocca la vostra anima e toglie tutti i peccati. San Giacomo ha scritto: “Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati”. Gesù tocca, consola, guarisce e salva». L’Arcivescovo ha poi conferito il sacramento dell’unzione degli infermi ad alcuni malati. Ha imposto le mani sul loro capo e li ha unti sulla fronte e sulle mani con l’olio benedetto.

Dopo la Santa Messa, l’Arcivescovo insieme al parroco don Sauro e al viceparroco padre Sandro, ha incontrato gli operatori impegnati in ambito caritativo e assistenziale. Nel tempo la parrocchia ha visto sempre più la presenza di persone anziane. Questa presa di coscienza della realtà sociale ha portato alla nascita del gruppo “Insieme è bello” rivolto a tutte le persone che si sentono sole, per far passare loro alcune ore in allegria, pregando, cantando e giocando. Nella parrocchia ci sono anche i ministri straordinari della comunione che portano l’eucarestia ai malati nelle loro case. Alcuni hanno sottolineato che gli anziani hanno tanto bisogno di parlare e loro li ascoltano e cercano di portare un po’ di allegria nelle loro case. Da circa 20 anni è poi presente la Caritas parrocchiale che, oltre alla raccolta di abiti e viveri, si occupa di distribuire pacchi alimentari alle famiglie meno abbienti. Negli anni sono state anche avviate pratiche di microcredito per le persone più bisognose. In questo modo la parrocchia cerca di sensibilizzare la comunità alla carità nel quotidiano. Dieci parrocchiani prestano anche servizio nella Mensa della Caritas diocesana “Beato Gabriele Ferretti-S. Stefano”.

L’Arcivescovo li ha ringraziati per la loro attenzione ai poveri e agli anziani e li ha incoraggiati ad andare avanti: «Vivere il Vangelo significa prendersi cura degli altri. Gesù un giorno vi dirà: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare…ero malato e mi avete visitato”. Oggi la malattia più diffusa è la solitudine ed è importante che organizziate momenti aggregativi con le persone anziane e sole. È bello stare insieme, continuate così».

Mons. Angelo Spina ha poi incontrato il gruppo dei catechisti che si occupano della formazione dei bambini e della loro preparazione ai sacramenti. I catechisti hanno raccontato che i ragazzi frequentano il catechismo, ma non partecipano alla messa domenicale. Una catechista ha spiegato che nella parrocchia è presente anche un gruppo di ragazzi del dopo-cresima e che l’oratorio è stato riaperto, anche se non tutti i giorni, perché purtroppo mancano giovani animatori. L’Arcivescovo li ha quindi ringraziati per il loro servizio, «in questa società dispersiva e conflittuale, il vostro è un dono di annuncio, celebrazione e testimonianza».

Ha poi ringraziato don Sauro, parroco e direttore dell’Ufficio catechistico diocesano, e ha ricordato che «quest’anno in tutte le parrocchie partirà un nuovo percorso di iniziazione cristiana. È pronto il documento “Il cammino della fede” con le nuove indicazioni in merito. Cambierà il modo di fare catechismo, non più finalizzato solo ai sacramenti. Sarà una catechesi che parlerà alla vita dei ragazzi e durerà per tutta la vita». Ha poi parlato dell’educazione alla fede dei ragazzi, sottolineando che «si deve lavorare molto sui genitori che hanno il compito di trasmettere ai figli la bellezza della fede, insieme ai catechisti e alla comunità parrocchiale. Quando nascono i figli, si dice che sono venuti alla luce, allora il compito dei genitori è di far luce nella loro vita. Come? Con l’amore che non è fatto non di calcoli e algoritmi, ma di relazioni. Oggi i ragazzi hanno troppe cose, ma i figli hanno bisogno della presenza dei genitori, di essere amati e incoraggiati. La fede si trasmette con l’esempio. Se nelle case i genitori pregano prima dei pasti e ringraziano il Signore, anche i figli impareranno a pregare e a ringraziare Dio».

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