«Questo Istituto insegni agli studenti ad essere artigiani di pace e le nostre comunità siano case di pace e di nonviolenza». È questo l’augurio che il Card. Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha rivolto agli studenti e a tutti coloro che hanno partecipato all’inaugurazione dell’anno accademico 2025/26 dell’Istituto Teologico Marchigiano e dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose delle Marche “Redemptoris Mater”.
Accolto dai Vescovi marchigiani, dal direttore dell’ITM don Massimo Regini, dal direttore dell’ISSR don Giovanni Varagona, dal Prefetto di Ancona Maurizio Valiante e dal Rettore dell’Univpm Enrico Quagliarini, martedì 11 novembre il presidente della Cei ha tenuto una prolusione nell’Aula Magna del Seminario Regionale Pio XI, sul tema “La nonviolenza come metodo e stile. Per una teologia della pace”. All’inizio del suo intervento, ha ricordato due marchigiani a lui cari: il Cardinale Edoardo Menichelli da poco scomparso, che «ha affrontato la malattia e la fragilità amando il Signore e la sua Chiesa fino alla fine» e don Franco Monterubbianesi, fondatore della Comunità di Capodarco.
Ricordando poi l’invito di Papa leone XVI «a disarmare le mani, il cuore, la mente» e «a diventare artigiani di pace nei luoghi della vita quotidiana», ha rilanciato l’appello del Santo Padre, il quale auspica che «ogni diocesi possa promuovere percorsi di educazione alla nonviolenza, iniziative di mediazione nei conflitti locali e progetti di accoglienza che trasformino la paura dell’altro in opportunità di incontro. Ogni comunità diventi una casa della pace, dove si impara a disinnescare l’ostilità attraverso il dialogo, dove si pratica la giustizia e si custodisce il perdono». Zuppi ha quindi sottolineato che «tutti siamo chiamati ad essere artigiani di pace e a ripudiare la guerra. I cristiani sono nonviolenti e la nonviolenza comincia dalla parola». Ha quindi parlato dell’importanza della gentilezza e della mitezza e ha invitato i presenti a non scoraggiarsi.
«Non bisogna rassegnarsi – ha continuato – Papa Francesco ha sempre parlato della globalizzazione dell’indifferenza e Papa Leone ha aggiunto quella dell’impotenza. Non è giusto pensare che tanto non si può fare nulla: questo non è vero, è un grande inganno. Se tutti decidiamo di fare qualcosa, la pace non resta un sogno, ma diventa una via per vivere bene. La pace è sempre possibile ed è l’unica via per poter costruire il futuro. La pace comincia con la solidarietà, l’informazione, l’attenzione all’altro, il rispetto. Non dobbiamo pensare che sia qualcosa di troppo grande da essere irraggiungibile. Tutto comincia sempre da un piccolo seme di nonviolenza e solidarietà, da cui possiamo cominciare a vedere i frutti della pace. Servono gesti di riconciliazione».
Nella sua prolusione, il Cardinale ha citato anche Papa Francesco e, in particolare la sua enciclica “Fratelli tutti”, dove disse che «ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male». Un’enciclica in cui il Papa «parlò di amore politico, di gentilezza, condannò l’uso del nucleare e disse che non basta dare qualcosa a chi è in difficoltà per sfamarlo, bisogna dargli il lavoro».
E infine ha citato Paolo VI, il quale disse che «abbiamo questo singolare e personale dovere: essere buoni, che non vuol dire essere deboli; dire essere promotori del bene; vuol dire essere generosi, vuol dire essere capaci di rompere con la pazienza e col perdono la triste e logica catena del male; vuol dire amare, cioè essere cristiani». Ha quindi recitato la preghiera per la pace di Papa Paolo VI: «Signore, guarda ai nostri sforzi, inadeguati, ma sinceri, per la pace del mondo! Signore, tu lo sai, vi sono anime buone che operano il bene in silenzio, coraggiosamente, disinteressatamente e che pregano con cuore pentito e con cuore innocente; vi sono cristiani, e quanti, o Signore, nel mondo che vogliono seguire il Tuo Vangelo e professano il sacrificio e l’amore. Signore, dona a noi la pace».
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