2017/05/27 – Il più grande amore di Dio è riaverci con sé in anima e corpo

Arcivescovo Edoardo Menichelli


Sabato della VI Settimana di Pasqua – Vigilia Festa dell’ Ascensione
(At 1,1-11; Sal 46; Ef 1,17-23; Mt 28, 16-20)
SANTUARIO S. CASA DI LORETO
pellegrinaggio Crocette-Loreto
Ringrazio tutti voi di essere qui in questa Basilica, sempre così numerosi; abbiamo camminato, abbiamo pregato, abbiamo fatto questo XIII pellegrinaggio del popolo di Dio volendo, anche attraverso questo gesto, dare una sorta di visibilità al grande pellegrinaggio della vita.
Tuttavia stiamo celebrando l’Eucarestia, abbiamo ascoltato la Parola di  Dio e allora permettete, che seppure brevemente e sommariamente, vi inviti ad una contemplazione e vi affidi una responsabilità.
Celebriamo questo mistero del Signore: la sua Ascensione al cielo; abbiamo ascoltato poco fa dagli Atti degli Apostoli: «Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n’andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?”» (At 1,10-11)
Vorremmo anche noi, ed ecco la contemplazione, elevare lo sguardo verso questo Gesù che si stacca dalla terrenità e ritorna diverso da come era uscito dalla Casa del Padre.
Spero che voi ricordiate, carissimi, che la nostra fede ci propone a credere questa verità che è stata incarnata da due persone: dal Figlio di Dio fatto uomo che con la sua umanità e la sua carne crocifissa, risorta ed ora gloriosa è entrato, senza mai distaccarsene, come Dio nel mistero della Trinità.
In questo mistero c’è, carissimi, la carne umana, gloriosa del Figlio di Dio e l’altra persona, così noi crediamo, che con la sua carne è già nella gloria di Dio ed è colei che ha offerto il grembo umano, perché la carne del Figlio di Dio si storicizzasse.
Perché dobbiamo contemplare questo?
Perché è l’unico mistero che ci dà piena garanzia e che abbiamo tutti per la sua misericordia, e cioè il titolo per ritornare nella Casa di Dio da dove siamo liberamente usciti disubbidendo a Lui oppure, come altri affermano, da dove siamo stati cacciati.
Dobbiamo ricordare che l’amore di Dio non tradisce mai e che soffre se non riesce a far passare se stesso in qualcuno, allora Dio Padre, nella umanità del suo Figlio Gesù e nella carne che a Gesù ha dato Maria con il suo grembo, ha riversato tutto il suo amore attraverso questa umanità del suo Figlio.
E il più grande amore di Dio è di riaverci con sé!
Ci ha creato a immagine e somiglianza sua, ci ha redento con la morte e resurrezione di suo Figlio, e riconduce tutta l’umanità, che lo vuole, aderendovi, nella sua Casa di gloria.
Non so però se anche noi siamo un po’ come gli apostoli, così come abbiamo ascoltato nel brano del Vangelo.
Gesù convoca i suoi sul monte loro indicato sopra Gerusalemme, quando lo videro si prostrarono,  però essi dubitarono.
Non so carissimi quanti di noi godono del mistero dell’Ascensione e cioè quanti trovano in questo mistero, che ripeto è la garanzia che la nostra carne, che generalmente abbiamo sempre indicato come carne di peccato, redenta dalla passione, morte, resurrezione e gloria del Signore, torna alla porta aperta nell’abbraccio del Padre per ritrovare l’originale beatitudine.
Essi si prostrarono ma dubitavano.
Permettete che faccia una breve applicazione: io non capisco perché, fino a che stiamo su questo mondo, per questo nostro povero corpo facciamo tante cose: ci curiamo, prendiamo medicine, facciamo la chirurgia estetica, ci imbellettiamo, questo nostro corpo deve apparire, deve essere ‘fresco’.
Non so quanti di noi lo comprendono, ma il nostro corpo, anche se fiacco nella propria fisicità, porta dentro di sé tutta la sacralità di Dio.
Tutto il nostro corpo è sacro, è redento e tutto il corpo, reso sacro e redento, è chiamato alla gloria.
Anche se siamo tutti permeati dal pessimismo, facciamo come i discepoli, alziamo lo sguardo e ci ricorderemo che la nostra destinazione è orientata verso quella Casa di gloria.
Diamoci allora questa consegna: viviamo nell’attesa di questo dono stupendo, di questa certezza: anche questo nostro corpo, per il quale adesso facciamo tanto, vedrà il Signore!
Ci aiutino in questo Gesù e Maria che già godono di questo, perché Figli obbedienti di Lui; certamente questa gloria è offerta a tutti, ma questa gloria è raggiungibile se viviamo dentro una storia di amore di Dio.
La responsabilità che vi affido ve la porto assieme ad una preoccupazione che abbiamo ascoltato dai Vescovi che in questi giorni hanno vissuto l’Assemblea della Conferenza episcopale italiana.
Abbiamo parlato tanto di giovani, infatti guardiamo al prossimo Sinodo dei giovani del 2018, le nostre chiese locali stanno studiando un documento per offrire delle indicazioni, ma non vorrei che il problema dei giovani fosse un problema soltanto da studiare.
Cari nonni e cari genitori che mi ascoltate dobbiamo amare le nuove generazioni e non pretendere che facciano le cose che facciamo noi (fra l’altro le cose fatte da noi non sono tutte imitabili …), noi dobbiamo offrire loro la possibilità, come successe ad Andrea e Giovanni, di incontrare Gesù, quando Giovanni Battista, guardando Gesù che era passato e gli voltava le spalle, disse: “Ecco l’Agnello di Dio!”
Noi dobbiamo essere, e lo dico anche ai miei sacerdoti, gli ‘indicatori’, gli ‘orientatori’ dei giovani verso Gesù, non possiamo pretendere che facciano le cose che vogliamo noi, spesso le nostre S. Messe sono noiose ed un ragazzo non sta nella noia, spesso le nostre preghiere sono più che noiose e un ragazzo non ama le cose noiose, spesso le nostre catechesi sono una ‘barba’ più della scuola e loro non amano il catechismo, è necessario che troviamo insieme, inginocchiandoci prima davanti al mistero dello Spirito Santo, per dire ciascuno ‘come posso’ ?
Ma c’è una strada unica, irripetibile: il rapporto personale.
Viviamo in una storia nella quale sono tutti ‘mucchi’, non c’è più la persona.
Voi genitori lo potete testimoniare, se avete più figli, ognuno ha la sua identità, sono diversi fra loro, ognuno con le proprie passioni, la propria storia, la propria ricchezza, la propria pochezza e occorre captare il loro cuore incontrandoli, così come faceva Gesù.
Incontrali senza poi avere alcuna pretesa, come faceva Gesù che non ha mai preteso che lo si seguisse, ricordiamo la pagina del giovane ricco che chiede al Signore la via per la vita eterna (Mc 10,11-17) e quando quel giovane se ne andò, Gesù lo amò interiormente dice l’evangelista.
Carissimi per seguire il Signore occorre essere liberi e noi adulti abbiamo sovraccaricato di soddisfacenti ‘cose’ le spalle e l’anima di questi ragazzi.
Quando una persona è piena di ‘cose’ non celebra più l’anima, la speranza; oggi a Genova Papa Francesco ha detto a 3500 giovani: “Non lasciatevi imprigionare dalla tecnologia massmediale!”
Un parroco (Don Giò), della nostra diocesi, ha fatto fare un’esperienza di solitudine ai propri ragazzi, questa esperienza è durata tre minuti.
Quindi don Giò ha chiesto ai ragazzi che cosa era loro mancato.
Un ragazzo Sandro gli ha risposto che gli era mancato il cellulare, di rimando Sandro gli ha chiesto se lui sarebbe stato disposto a dare un piede per essere sempre connesso con Internet, Don Giò ha risposto subito negativamente e Sandro gli ha assicurato che avrebbe rinunciato al suo piede sinistro …!
Tutte queste cose non le hanno rubate loro, ma le abbiamo consegnate tutte noi senza dare minimamente la spiegazione che tutto è usabile, purchè tutto serva alla crescita delle persone.
Voi ragazzi che vi state preparando alla S. Cresima: siate liberi!
Non imprigionate la vostra vita con tutte le sciocchezze di questo mondo, ringraziate se le avete, ma siate liberi!
La responsabilità che il vostro Vescovo affida a tutti è quella di pregare per le nuove generazioni ed essere loro accompagnatori, indicatori di Gesù, senza pretendere che facciano le cose che a noi ci hanno imposto e che ancora francamente non riusciamo ad amare completamente.
Faccio un esempio per tutte. Ci hanno detto: dovete andare a messa la domenica! Ci andate con gioia? Ci andate tutte le Domeniche? No? Significa che quella testimonianza ancora non l’avete digerita.
Papa Francesco ci dice: “Se vai in chiesa e non vivi l’Eucarestia, non andarci!” Questo non significa non amare l’Eucarestia, ma vuol dire che occorre celebrare l’Eucarestia e portarla nella nostra vita altrimenti è meglio andare altrove …
L’ atto di responsabilità che vi affido: vorrei proprio che da stasera ogni famiglia pregasse per i propri figli.
Fate come faceva Maria con suo Figlio, Gesù va a Gerusalemme e si allontana dai genitori, lo ritrova al Tempio, “tuo padre ed io ti cercavamo …, mica gli ha dato le botte …
I giovani non sono un popolo da studiare, i giovani sono un popolo da accompagnare ogni giorno.
Vi riassumo quello che abbiamo approfondito:  ‘Contemplazione’ – dove andiamo; ‘responsabilità’ – per dove siamo.  Amen!
†  Edoardo Arcivescovo
(Il testo dell’omelia è stato trascritto direttamente dalla registrazione, senza revisioni da parte dell’ autore)