Iniziata la visita pastorale dell’Arcivescovo nella parrocchia di Falconara Alta

Martedì 17 maggio Mons. Angelo Spina ha iniziato la visita pastorale nella parrocchia della Visitazione della Beata Vergine Maria a Falconara Alta. Dopo il rito di accoglienza, con il bacio del Crocifisso, l’aspersione con l’acqua benedetta e l’adorazione silenziosa davanti al Santissimo Sacramento, ha fatto una riflessione sull’amore di Dio e la croce di Cristo, sottolineando che «la croce è la scuola dell’amore. Il Crocifisso insegna che amare è donare la vita. Il cristianesimo senza croce non esiste». Da qui l’importanza di amare come ama Dio, anche il proprio coniuge, i familiari e gli amici: «Non devo cambiare l’altro, devo cambiare io per amare l’altro. Devo togliere l’io e mettere Dio, imparare ad amare con la croce. Non possedere, ma donare la vita».

All’inizio della celebrazione, il parroco don Marco Castellani ha ricordato che la «chiesa è molto antica, risale al 1200» e tutti i parroci che l’hanno guidata negli ultimi anni. «Questa realtà è molto viva – ha detto – e con i fedeli stiamo facendo un cammino basato sulla Parola di Dio. Chiediamo il dono dello Spirito Santo, colui che genera la koinonia, la vera comunione parrocchiale». L’Arcivescovo ha poi saluato tutti i fedeli, ringraziandoli per l’accoglienza, e ha invitato a guardare Maria, rappresentata insieme alla cugina Elisabetta nel dipinto dietro all’altare. «Dio si è fato uomo – ha detto – perché Maria ha detto sì a Dio e si è fidata di Lui. Cantando il Magnificat “L’anima mia magnifica il Signore”, ha definito Dio come Signore della vita. Dobbiamo allora chiederci se anche per noi Dio è signore della nostra vita o se invece abbiamo altre false divinità».

L’Arcivescovo ha poi spiegato i gesti del rito di accoglienza, a partire dal bacio del Crocifisso. «Solitamente quando si parla del Crocifisso – ha detto – si pensa solo alla sofferenza, ma la prima cosa che Cristo ci insegna sulla croce è che non c’è un amore più grande di dare la vita. Sulla croce Gesù ti dice: ti amo da morire. Dobbiamo imparare ad amare come ha fatto Lui. Tu vorresti cambiare la moglie/il marito, mentre invece devi donare la tua vita all’altro. Quando noi non vogliamo vedere qualcuno perché ci ha ferito oppure pensiamo “se non ci fosse lui, io starei bene”, perché succede questo? Perché non sappiamo passare attraverso la croce, ma non esiste il cristianesimo senza la croce. Gesù ci ha detto: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Se segui Cristo, riesci a portare la tua croce per amore. Decidi dunque di amare tuo marito/moglie. La tua mente ti dice: non è giusto amarlo perché non se lo merita. Il Signore ti dice: abbraccia la croce di Cristo o meglio fatti abbracciare dalla croce perché se lo fai, tu abbracci la tua croce. Non devi cambiare l’altro, devi cambiare tu per amare l’altro. Devi togliere l’io e mettere Dio. Non possedere, ma donare. In questi giorni di visita pastorale, il Signore vuole dirvi ancora una volta attraverso di me, che vi ama sempre e vi ama con la croce. Nessuno può separarci dal suo amore, né il covid, né la guerra, la disoccupazione o altri problemi. Accogliamo allora il suo amore nel nostro cuore e nella nostra vita».

Durante l’omelia Mons. Angelo Spina ha fatto la seconda catechesi sul Credo, mentre dopo la celebrazione eucaristica ha visitato l’archivio storico parrocchiale. L’archivista ha spiegato che «la presenza di una parrocchia a Falconara Alta è legata all’origine del Castello che esisteva già nel 1200, ma dall’archivio storico parrocchiale la prima data certa dei documenti è 1578, con i primi libri plurimi». Oltre ai registri dei sacramenti, l’archivio conserva gli inventari e gli stati delle anime (status animarum), registri che contengono dati anagrafici e religiosi della comunità parrocchiale. Dopocena l’Arcivescovo ha invece incontrato nella chiesa di Santa Maria Goretti i fedeli di entrambe le parrocchie, che hanno fatto condivisioni profonde di vita. Anche in questa occasione, Mons. Angelo Spina ha ricordato l’importanza dell’amore, che «non è un’idea, è l’incontro con Gesù Cristo. Bisogna togliere l’io e imparare a mettere il noi. Come diceva Santa Teresa di Lisieux: “La mia vocazione é l’amore. Si, ho trovato il mio posto nella Chiesa. Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l’amore e in tal modo sarò tutto”. Viviamo allora il comandamento di Gesù. Amiamo Dio con tutto il cuore, la nostra mente, la nostra anima e le nostre forze, e il prossimo come noi stessi».

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