Visita pastorale nella parrocchia San Carlo Borromeo: incontro con i catechisti e i fidanzati

Durante la visita pastorale nella parrocchia San Carlo Borromeo, venerdì 4 novembre l’Arcivescovo ha presieduto la Santa Messa in memoria del santo a cui è dedicata la chiesa e ha incontrato i catechisti e i fidanzati che si stanno preparando al sacramento del matrimonio. Durante la celebrazione ha continuato la spiegazione del Credo e si è soffermato sulla morte e risurrezione di Gesù, invitando i fedeli a vivere da risorti. «Gesù ha vinto la morte ed è risorto – ha detto – questo è il centro della nostra fede. Se lui è risorto, anche noi risorgeremo». Ricordando l’incontro di Gesù risorto con Tommaso, ha sottolineato che l’apostolo «ha avuto bisogno di mettere il dito nella piaga di Gesù per credere. Quando noi siamo di fronte ai dolori e alle piaghe, scappiamo come fecero i discepoli davanti alla croce? Oppure siamo capaci di andare oltre e ci accorgiamo che la ferita è diventata una feritoia che guarda al cielo?». Mons. Angelo Spina ha quindi chiesto ai fedeli, come vivono la risurrezione nella propria casa, e ha spiegato che «quando ci sono le incomprensioni tra coniugi, spesso si scappa e si mette il dito nella piaga. Si vedono sempre i difetti dell’altro/a. Gesù invece ti invita a risorgere e ad andare oltre, a guardare attraverso le ferite. Se ti focalizzi solo su quello che l’altro ha detto, rimani a guardare la ferita. Se invece credi nell’amore, anche se l’altro ti ha ferito, ricordi che lo hai sposato per amarlo. Non ti fermi quindi a ciò che ti ha detto, ma vai oltre e risorgi perché la forza dell’amore ti permette di ricostruire il bene. Non scappi, passi attraverso le ferite per guarire e risorgere. Questo vale tra moglie e marito, tra genitori e figli e in tutte le relazioni. Gesù ti invita a guardare oltre, al cielo, a cosa può fare Dio nella tua vita. Risorgi dal peccato e vivi nella grazia di Dio. Gesù Cristo è vivo e ti vuole vivo».

Dopo la Santa Messa, Mons. Angelo Spina ha incontrato i catechisti della parrocchia e ha spiegato che «il catechismo non è solo una preparazione ai sacramenti. La catechesi deve parlare alla vita dei ragazzi. Dobbiamo farli avvicinare al Signore non per paura, ma per amore. Bisogna dunque trovare modalità nuove per annunciare il Vangelo. La catechesi deve essere sempre kerigmatica, con l’annuncio della morte e risurrezione di Gesù, ma deve parlare alla vita dei giovani e mostrare la bellezza delle relazioni e del creato. In questa fase del cammino sinodale che la Chiesa sta vivendo, la nostra diocesi ha deciso di incamminarsi sulla strada del rinnovamento per tutto ciò che riguarda la catechesi e l’annuncio del Vangelo e ha elaborato un documento, uno strumento di lavoro. Attualmente per i bambini e i ragazzi ci sono percorsi molto differenziati tra le parrocchie nei metodi e nei tempi. È necessario dunque ritrovare insieme una sintonia nell’annuncio e nella catechesi per tutta la diocesi e individuare i metodi giusti per generare e accompagnare ogni persona a un incontro autentico con Gesù».

Dopocena c’è stato invece l’incontro con i fidanzati, durante il quale l’Arcivescovo ha parlato del tema della sessualità e della differenza tra innamoramento e amore. In particolare li ha aiutati a comprendere il significato dell’amore vero, responsabile e maturo, la cui sorgente è Dio stesso. Ha così spiegato che, «per sposarsi, è necessario passare dall’innamoramento all’amore, da “Ti voglio bene” a “Voglio il tuo bene”. Bisogna passare dall’io possessivo all’apertura al tu. Se durante l’innamoramento si percepisce l’altro come necessario, indispensabile, e lo si vuole possedere, con l’amore si decide di donare la propria vita all’altro. “Voglio” non è un istinto, una pulsione, un sentimento, ma è l’intenzione del cuore e della mente, è un atto dell’uomo che vuole, decide, e liberamente dona». L’Arcivescovo ha anche sottolineato che «l’amore non è solo un sentimento e non è solo una passione, ma è la forza che nasce dalla parte profonda dell’uomo, dal suo spirito. L’amore, quindi, è un fatto spirituale e ha quattro caratteristiche: deve essere fedele, indissolubile, totale e fecondo. È possibile vivere un amore così? Sì, perché dove si fermano le nostre forze e non siamo capaci, viene a noi incontro un Amore grande. È un Amore che viene dall’alto, come dono, come grazia. L’Amore grande è una persona che ha un nome e un volto: Gesù Cristo, dono di Dio a noi. Gesù Crocifisso è l’Amore che ama con tutte le forze, la mente e il cuore. Per capire cosa significa “Voglio il tuo bene”, bisogna guardare Gesù Crocifisso. Solo guardando a Lui, si impara ad amare veramente, perché Gesù è l’amore vero ed è fedele. Se ti sposi con Gesù Cristo che ti è fedele, anche tu saprai essere fedele al tuo partner e l’amore sarà indissolubile, durerà fino alla morte. Gesù è il dono-per, se invertiamo queste due parole, leggiamo per-dono. È necessario perdonarsi e amare fino in fondo. Che cos’è, dunque, l’amore? Dio è amore. Se una persona accoglie Dio nella sua vita, vivrà l’amore e questo non finirà mai».

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