Visita pastorale nella parrocchia di Offagna: l’Arcivescovo ha incontrato gli studenti, il mondo dello sport e i ragazzi del post-cresima

Il mondo della scuola e dello sport e il gruppo dei ragazzi del post cresima sono stati al centro della visita pastorale dell’Arcivescovo, mercoledì 23 novembre, nella parrocchia San Tommaso Apostolo di Offagna. Durante la mattina Mons. Angelo Spina, accompagnato dal parroco don Sergio Marinelli, ha incontrato gli studenti dell’asilo e delle scuole elementari e medie, mentre nel pomeriggio ha visitato l’Associazione sportiva dilettantistica Giovane Offagna e la palestra Bramucci. Alle 19 ha celebrato la Santa Messa nella chiesa del SS. Sacramento, dopodiché ha incontrato i giovani che hanno ricevuto il sacramento della cresima e ora stanno continuando il cammino di fede iniziato con il catechismo.

Alle 16.30 l’Arcivescovo e don Sergio sono stati accolti dal presidente dell’ASD Giovane Offagna Alessandro Andreoli e dagli allenatori. Il presidente Andreoli ha spiegato che «la società sportiva è nata sette anni fa, per offrire delle proposte sportive ai ragazzi perché lo sport ha una funzione sociale ed è uno strumento educativo e aggregativo. Abbiamo iniziato con 25 bambini e oggi i tesserati sono 150. Ci sono tutte le categorie dai 5 ai 17 anni, abbiamo una squadra di adulti e la novità di quest’anno è il calcio femminile con una squadra under 15». Andreoli ha anche sottolineato che il «calcio è uno strumento che aiuta a crescere i ragazzi. Sul campo imparano valori importanti che sono utili anche nella vita, come il rispetto dell’altro e dell’avversario. Ai ragazzi dico sempre che solo volendosi bene si diventa una squadra, dove ognuno impara a sacrificarsi per l’altro, a incoraggiarlo e non a criticarlo». L’Arcivescovo ha poi giocato con i bambini che gli hanno parlato della loro passione per il calcio e un bambino ha raccontato che sabato scorso ha avuto la fortuna di scendere in campo a fianco dei campioni della Nazionale italiana under 21. Mons. Angelo Spina ha così sottolineato che lo sport è una «scuola di vita che insegna a stare con gli altri, a condividere, a dare il meglio di sé e a scoprire la bellezza del gioco di squadra. Nel calcio, come negli altri sport, ci si diverte e si vince insieme. Non bisogna litigare, lo sport non deve mai diventare violento. Bisogna accettare la sconfitta, non si può sempre vincere». L’Arcivescovo ha invitato i giovani a coltivare la passione per lo sport e si è complimentato con la squadra di calcio femminile, dopodiché ha dato la benedizione ai giovani e agli allenatori.

Il secondo incontro del pomeriggio è stato con i ragazzi e le ragazze della palestra Bramucci e, in particolare, con le giovani dell’Associazione dilettantistica Pallavolo Offagna. La dirigente della Pallavolo Offagna Catia Giusepponi, dopo aver accolto l’Arcivescovo e don Sergio, ha sottolineato che «lo sport è uno strumento per incentivare l’aggregazione e la socialità tra i bambini. Abbiamo gruppi di tutte le età, dai bambini del mini volley dai 4 ai 10 anni, ai gruppi giovanili dai 14 ai 18 anni, fino alle ragazze più grandi della serie D. In tutto ci sono 70 ragazzi e ragazze, ai quali cerchiamo di trasmettere i valori della collaborazione e della coesione, insegnando loro il rispetto dell’altro, il gioco di squadra e l’importanza di aiutarsi a vicenda». Mons. Angelo Spina ha salutato le ragazze e ha sottolineato che nella pallavolo, come negli altri sport, «nascono le amicizie e si impara a stare con gli altri e a conoscere se stessi, le proprie potenzialità e i limiti. Lo sport educa alla vita e non bisogna mai arrendersi». L’Arcivescovo ha anche spiegato che «non basta avere un talento, ci vuole anche la fatica e, quindi, l’allenamento. Continuate a fare sport insieme e crescete belli dentro, buoni, mai egoisti e presuntuosi, e beati cioè contenti della vita perché la vita è meravigliosa».

Mons. Angelo Spina ha poi presieduto la Santa Messa nella chiesa del SS. Sacramento e, durante l’omelia, ha continuato la catechesi sul Credo Apostolico. Ha parlato della crocifissione di Gesù e ha spiegato che «sulla croce Gesù dice che ci ama da morire. Come uomo è morto e ha sperimentato l’abbandono, il tradimento e il rinnegamento degli amici e i dolori della passione, la flagellazione, l’incoronazione di spine e la crocifissione. Gesù è morto con le braccia allargate, perché ha dato tutto se stesso per la nostra salvezza. Non c’è un amore più grande che dare la vita per i propri amici. Lui è il buon pastore che ha dato la vita per le pecorelle e sulla croce ci ha donato il perdono. Noi che crediamo in Gesù non possiamo essere violenti e avere risentimenti e rancori nel cuore. Gesù ci ha salvato e perdonato e anche noi dobbiamo perdonare gli altri. Al male non si deve rispondere mai con l’odio, ma con il perdono e la potenza dell’amore».

Come si legge nel Credo, Gesù morì e fu sepolto, così l’Arcivescovo ha sottolineato che «dopo la morte, il corpo si corrompe, ma quando la morte è andata da Gesù anziché vincere è stata distrutta dalla potenza di Dio, perchè Gesù è risorto. Cosa c’è dopo la vita, dopo la morte? Noi crediamo all’immortalità dell’anima e alla resurrezione. Noi piangiamo davanti alle tombe dei nostri cari, ma siamo certi che li ritroveremo nella luce di Dio. Gesù è risorto e questa è la nostra speranza». Mons. Angelo Spina ha parlato dell’importanza della preghiera per i defunti e ha spiegato che «Dio è vicino a chi ha il cuore ferito e spezzato. La morte è solo un passaggio per la vita eterna. Questa è la professione della nostra fede: siamo uomini di speranza perché il fine della nostra vita non è la morte, è la vita eterna».

Dopo la Santa Messa c’è stato l’incontro con i ragazzi del post-cresima in un locale della parrocchia chiamato Agorà. I ragazzi hanno accolto l’Arcivescovo con il canto “Ti ringrazio mio Signore” e, durante l’apericena, hanno festeggiato il compleanno di una ragazza. All’inizio dell’incontro i giovani hanno fatto “l’intervista doppia” all’Arcivescovo e a don Sergio per conoscerli meglio. Alla domanda relativa ai social network, Mons. Angelo Spina ha risposto che li usa, ma «dobbiamo ricordarci che sono solo uno strumento». Alla domanda: “Suoni strumenti musicali?”, ha preso la chitarra e ha cantato insieme ai ragazzi “Laudato sii, Signore mio”. Ha raccontato che da ragazzino era appassionato di musica. Il papà gli fece una sorpresa regalandogli una fisarmonica di Castelfidardo. Don Sergio ha così ricordato l’esperienza delle missioni e che, ad ogni messa, non mancava mai chi suonava la chitarra. L’Arcivescovo ha poi ringraziato i ragazzi e i catechisti per la bella serata e insieme hanno recitato il Padre Nostro. L’incontro è terminato con la benedizione, rivolgendo un pensiero ai ragazzi dell’Ucraina che stanno soffrendo per la guerra.

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