La tosatura

Controstoria della moneta

Controstoria della moneta


Roberto Petrini su “Controstoria della moneta” (Imprimatur editore), sostiene che il problema che ha afflitto per secoli la circolazione delle monete di oro e di argento è stata la “tosatura”, cioè la limatura dei bordi per intascarsi la preziosa polvere.
Fino al Quattrocento le “zecche” in cui si batteva la moneta erano dei laboratori artigiani dove si batteva la lastra di oro o di argento fino a farne una lamina esile che veniva tagliata a dischetti sui quali venivano impressi, il valore e una immagine di distinzione. Nel Quattrocento i tedeschi s’inventarono il modo di meccanizzare la produzione, introducendo il laminatoio e il bilanciere, mentre nel Seicento, con l’invenzione di tecnologie più avanzate, per avere monete più raffinate venne inserita una provvidenziale intuizione: la zigrinatura dei bordi.
La zigrinatura limitò, quasi fino a farla scomparire la “tosatura” che, come abbiamo detto all’inizio, era stato un problema che aveva afflitto per secoli le monete di oro e di argento (p.62, 63).
Un altro caso di “apprezzamento” della moneta si verificò con l’emissione da parte della Francia dei “luigini” monete d’argento che fece scoppiare, in Turchia una vera e propria moda nel collezionarli, ma soprattutto nel trasformarli in monili da parte delle donne.
Questo rapporto, chiamiamolo, di affetto sensibile dell’uomo nei confronti dei soldi nasce in quella che per indicare una data remota si dice “sin dalla notte dei tempi”.
Dall’affetto più o meno accentuato, al matrimonio, il passo è stato breve; e non si è mai verificato un divorzio.
Ora, la tosatura, la cresta che i commercianti facevano e fanno sulle merci, le regalie dei mezzadri al fattore delle quali non erano obbligati come nei confronti dei proprietari che erano, invece, obbligati per contratto, i capponi di Renzo al Sig. Avvocato Azzeccagarbugli sono piccole pennellate della letteratura.
Poi vennero: l’evasione, la concussione, la corruzione, il malaffare che ogni giorno si pensa sia l’ultimo fatto, mentre il giorno successivo ne viene fuori un altro, ed ancora un altro in una catena che sembra non fermarsi più.
E ci sembrava il peggior male, ma da qualche giorno siamo venuti a conoscenza che come dice un vecchio proverbio marchigiano: “il peggio non è morto mai”.
Ora, sembra, che alcuni grandi del mondo: della politica, dello sport, delle arti, dell’industria, tra cui 800 italiani hanno assicurato le oro ingenti e ingiustificate somme in denaro in una Banca di Panama e mano a mano che passano i giorni, si scopre anche, in altre Banche sedenti nei cosiddetti “paradisi fiscali”.
Non si tratta più di “ciliegie smozzicate”, ma dell’intero ciliegio!
(di Marino Cesaroni)