2015/08/14: Un amore fedele e' un amore che non disperde nulla e custodisce tutto

Arcivescovo Edoardo Menichelli

Arcivescovo Edoardo Menichelli


ANNO SANTO DELLA MISERICORDIA
VIGILIA DELLA FESTA DELL’ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
(Ap. 11,19a-12, 1-6a.10ab; Salm.44; 1Cor.15,20-27a; Lc 1, 39 -56)
Porto di Numana
Grazie della vostra presenza così significativa anche in questa ora serale, celebro questa Santa Eucarestia pregando per tutti voi che siete qui e per questa ridente cittadina che vi accoglie.
Ci affidiamo insieme alla intercessione della madre, essa presenti la vostra preghiera a Gesù Cristo morto e risorto, suo amato Figlio e nostro Salvatore; affidiamo a lei la richiesta di misericordia di cui tutti abbiamo bisogno attraverso di lei, chiediamo anche il dono della Sapienza che dà senso alla vita, la rallegra e la fa navigare serenamente lungo questo tragitto che tutti noi siamo chiamati a compiere.
Permettete che esprima qualche sentimento e qualche parola che aiuti me stesso e tutti voi a dare senso a ciò che stiamo vivendo.
Possiamo chiamare questa liturgia come un sunto di bellezza: è bello luogo, è bella l’atmosfera, è bella la preghiera e soprattutto è bella ed incantevole la Madre che ci è davanti!
Guardando Lei volgiamo trovare un pò di normalità e di essenzialità nella nostra vita e dare spazio al nutrimento dell’anima che tanto ci è necessario.
Permettete che io inizi questa mia riflessione con una battuta: da un po’ di tempo a questa parte qualunque cosa che noi vescovi si dica ci è subito qualcuno che rimette in circolazione una strana parola: oscurantismo.
Non si può più parlare di identità di genere, perché altrimenti siamo oscurantisti; non si può più parlare di sposa, ma di compagna altrimenti saremo oscurantisti; non si può più parlare di amore ma si parla di piacere, non si può più parlare di madre perché spesso non si sa più quale sia…
Carissimi, io desidero dirvi le cose normali, quelle che appartengono al senso della vita e al tema della nostra fede.
Che cosa celebriamo oggi?
Qualche tempo fa, collaborando con una rivista, mi fu posta la domanda se spiegavo alla signora, che poi l’avrebbe spiegato al nipote, il senso del 15 agosto; la signora si lamentava che suo nipote non sapeva che cosa fosse la festa dell’Assunta.
Ho cercato di suggerire qualcosa, ma è sempre difficile riportare dentro questo insieme di festività e di festosità di cui siamo pieni, riportare il senso di questa giornata.
Noi facciamo festa per un prodigio che è toccato a Lei e che è anche la nostra certezza e speranza; noi facciamo festa attorno a una donna Madre di Gesù e Madre nostra perché essa, pur avendo sperimentato la morte come suo Figlio, non ha patito, come succederà a noi, la corruzione del corpo.
Tutta la sua persona, così come i contemporanei l’hanno incontrata e come Gesù l’ha vista, è stata assunta in cielo corpo e anima.
Questo è il prodigio che noi crediamo, che ha senso perché è Madre di Dio, e soprattutto perché un amore fedele è un amore che non disperde nulla.
Come Maria ha dato a Gesù l’orientamento del corpo, ha dato un corpo, così il Figlio ha restituito alla Madre l’eternità, perché un amore fedele è un amore che non disperde nulla ma che custodisce tutto.
Vorrei che questa festa ci consegnasse qualche normalità.
La prima –
L’esperienza di Maria è un’esperienza che tocca anche noi.
La morte carissimi la incontreremo tutti, anche i potenti della terra e di fronte alla morte c’è sempre questo grande enigma: dove vado? Che fine faccio? Se di fronte a questa domanda non c’è la risposta di Maria e di Cristo, è ovvio che non vale la pena sperare tanto e che al contrario, varrebbe la pena di sciupare tutta la vita, in realtà la nostra vocazione è vivere pienamente il tempo che ci è donato e rallegrarci per il tempo futuro.
Qualcuno forse, malato di materialismo, può dire “dammi la prova!”, la prova per chi crede è una sola: è un sepolcro vuoto del Figlio di Dio.
Alla luce di quel sepolcro vuoto la morte di Maria viene chiamata “dormitio”, la nostra morte viene chiamata “sonno”; mettiamo un po’ si speranza nella nostra vita la nostra destinazione è nei cieli, la nostra nobiltà è che l’amore di Dio nei nostri confronti non disperde nulla.
La seconda –
A me pare che questa liturgia aiuti tutti noi a celebrarla come liturgia del corpo, azzardo di più, come liturgia della carne; queste due parole le abbiamo un po’ deprezzate, azzardo dire che l’abbiamo un po’ un po’ avvelenata.
E’ amato un corpo bello? E’ desiderata una carne fresca?
Nel momento in cui il corpo perde il suo fascino, si scarica e nel momento in cui la carne diventa flaccida se ne guarda un’altra più tenera; questo è il deprezzamento della nostra corporeità.
Non esiste il corpo separato dall’anima, né l’anima separata dal corpo, esiste la nostra persona; questa liturgia dell’Assunta ci aiuti a recuperare il culto vero della corporeità!
Ognuno di noi è una meraviglia, non si è meraviglia a 15, 20, 30 anni, non si è meraviglia perché c’è il fascino della cosmesi che copre i nostri crescenti difetti, noi siamo una meraviglia perché ognuno di noi è dono di Dio!
E’ quindi necessario che recuperiamo questa sacralità della corporeità, rifuggendo dall’idea che la persona è meravigliosa se il corpo è meraviglioso.
Perché carissimi ogni tanto ci giunge notizia che quella persona è morta nella ricerca di un’estasi?
L’estasi sei tu, tu sei la meraviglia, l’importante è che tu non ti sciupi, che non ti consumi, non ti avveleni, l’importante è che tu celebri la liturgia dell’amore di Dio che è in te! La felicità non è comprabile, non è messa in vendita, né è frutto di un vagabondare di piaceri futili, la felicità è che tu sei sinfonico con te stesso.
Nel mondo contemporaneo è fondamentale recuperare la sacralità della carne.
La terza –
Quanto vorrei inginocchiarmi e adorarvi donne, vorrei chiedere a voi: diventate una cattedra per l’umanità, non fatevi derubare la dignità e voi stesse non cadete nel tranello che solo il fascino conquista, vorrei che celebraste la vostra singolare profezia, la vostra singolare tipicità: voi siete madri.
La maternità vi avvicini, e vi aiuti ad avvicinare l’uomo all’onnipotenza creatrice di Dio; vi prego vorrei che voi diventaste come è stata Maria una grazia di liberazione, una forza educativa.
Fate tornare gli uomini alla normalità!
Voi donne liberatevi dalla tentazione di gareggiare, il vostro gareggiare sia un gareggiare imitativo di Maria, che è totalmente donna, totalmente sposa, totalmente madre e per questo totalmente santa.
Vedendo questi bambini vorrei dirvi un’altra cosa, in natura ci sono dei legami che nessuna legge può sciogliere, che nessuna autorità politica può toccare ed è il legame tra padre e figlio, tra madre e figlio, siamo in una società così onnipotente e stupida che pensa di governare le relazioni che la natura ha messo come ossatura della società.
Vi consegno carissimi questi tre suggerimenti, cercate di meditarli e portarli nel vostro cuore, amen!
†  Edoardo Arcivescovo
(Il testo dell’omelia è stato trascritto direttamente dalla registrazione, senza revisioni da parte dell’autore )