2016/05/03: Catechisti per un ministero di Misericordia

Arcivescovo Edoardo Menichelli

Arcivescovo Edoardo Menichelli


Incontro di preghiera
CATECHISTI PER UN “MINISTERO DI MISERICORDIA”
Cattedrale di S. Ciriaco – ANCONA
Martedì 3 maggio 2016
Carissimi, abbiamo vissuto questo momento di preghiera dentro la memoria santa del nostro patrono Ciriaco, testimone della fede e martire per la fede; chiediamo a lui di essere capaci, a nostra volta, di celebrare questa testimonianza nel momento in cui stiamo per concludere questa nostra preghiera al centro della quale abbiamo posto il nostro ministero di catechisti, della misericordia che lo arricchisce.
Desidero affidarvi qualche pensiero spirituale.
Un primo pensiero
Innanzitutto esprime la gratitudine di questa chiesa diocesana per avere accolto il ministero dell’essere catechisti, di compierlo.
Vorrei tuttavia in questa circostanza, alla luce anche della testimonianza del nostro Patrono, che noi tutti avessimo una consapevolezza e cioè che questo ministero di catechista ha una suo fondamento preciso che è nel Battesimo che ci fa corpo di Cristo ci abilita alla missione e alla testimonianza e ci iscrive nella dinamica pasquale di figli e di fratelli.
Nel dirvi grazie desidero invitarvi a vedere in questo ministero che fate non dentro la buona azione, ma dentro il senso battesimale della nostra vita. Vorrei che in ciò fossimo totalmente convinti e consapevoli e anche se qualche volta potete sentirvi, e questo vale anche per me, dentro una sorta di inconcludenza credo che la forza per continuare sia da ricercare nel sacramento del Battesimo.
In questa sua dinamica pasquale, fatti figli alla pasqua di Cristo e proprio perché figli fratelli.
Credo che questo che sia una delle cose da inoculare nei ragazzi e negli adulti che incontriamo, certo noi come diocesi siamo ancora deficitari nei confronti della catechesi agli adulti, ma sarebbe importante che questo elemento battesimale ci aiutasse in questo ministero e ci rendesse capaci di non escludere nessuno.
Carissimi é il Battesimo che fa la Chiesa!
Il peccato che mai vorremmo fare, ma che purtroppo facciamo, non ci toglie dalla Chiesa, nessuno, battezzato dopo di Cristo, è fuori dalla Chiesa.
Un secondo pensiero
Molto semplice ma determinante.
La qualità della grandezza del ministero del catechista sta nella sua intimità, nella sua connaturalità di grazia con Cristo Signore, non vi spaventi queste parole: intimità e connaturalità di grazia.
Abbiamo sentito nel Vangelo di Domenica le parole “Rimanete nel mio amore”, qui e solo qui sta la garanzia della fruttificazione del nostro ministero, abbiamo ascoltato poco fa nel brano della I lettera ai cristiani di Corinto, S. Paolo è un eccellente catechista, ma questa garanzia della fruttificazione ce la fa capire attraverso le tre proposizioni che abbiamo letto e ascoltato.
Le tre preposizioni che iniziano con “se”, si chiariscono con “però non ho” e si concludono con un “sarei un nulla”.
Figlioli guardiamoci bene in faccia, anche io sono un catechista, per essere eccellenti catechisti come Paolo, dobbiamo meditare spesso queste tre proposizioni che iniziano con “se” (se avessi il dono della profezia, se anche distribuissi, se parlassi… questi tre “se” si chiariscono con “però non ho” si concludono con un “sarei un nulla”.
Certo anche io, qualche volta, faccio fatica a capire e a pensare di avere una fede da trasportare le montagne; senza avere l’amore è impensabile senza stare in Cristo, eppure Paolo lo dice chiaramente.
Noi possiamo essere degli ottimi ‘raccontatori’, ma possiamo non avere la carità, che non è l’amore misericordioso verso gli altri, perché la carità è abitare nell’amore di Dio.
Solo chi abita nell’amore di Dio possiede tutta la ricchezza di ciò che comunica, l’amore, lo stare nell’abitare in Cristo riempie di sé ogni capacità e si diffonde dovunque e comunque.
Paolo dice: “il tutto”, questo tutto trionferà; allora una volta per tutte, chiariamo bene che per evangelizzare bene, occorre essere sempre in comunione con Dio ed essere in grazia di Dio.
Io non posso raccontare Cristo, che è amore, se non lo possiedo in me; carissimi figlioli cerchiamo di comprenderlo!
La “caritas” di cui parla Paolo, è prima di tutto, lo stare in Dio; perché il cristianesimo non è solo un umanesimo, non è la teorizzazione delle buone opere, la fede in Gesù è innanzitutto vita di Dio in me.
Vi prego, non azzardiamo di comunicare ciò che non abbiamo!
Un terzo pensiero
E’ necessario che si stabilisca una reciprocità con Dio, dobbiamo avere in noi questa consapevolezza: nei confronti con Dio e in Dio siamo abilitati ad essere reciproci; la reciprocità non è la complementarietà.
Nella reciprocità l’importante è che ognuno di noi possa dare quello che può dare, ma poi, per il ciò che rimane, lasci fare a Dio.
Prendendo ancora qualche riferimento da questo ‘inno alla carità’ di Paolo, in questa reciprocità dobbiamo quasi anticipare nella nostra vita il faccia a faccia che ci toccherà e chi ama veramente non ha necessità di cambiamenti, non deve temere nulla, chi ama è nella perfezione.
Un quarto pensiero
Ringraziandovi ancora di quello che fate, della fatica che dovete affrontare, e della collaborazione che offrite a me e ai sacerdoti, vi invito a non incartarvi sul fatto di dover far capire tutto ai ragazzi!
Correremo il rischio di essere come dei maestri che debbono terminare per forza il programma, come se dovessimo stare in pace con la propria coscienza senza domandarsi se i ragazzi effettivamente i ragazzi hanno ben compreso ciò che avete detto.
Il nostro fare catechesi non è un annuncio ideologico, è semplicemente comunicare, raccontare l’esperienza che io ho fatto non di un libro ma di una Persona.
Qui ci siamo un pò tutti: solo chi possiede l’amore, lo racconta bene!
Perché diventiamo un po’ noiosi, problematici? Perché, secondo la mia opinione, non stiamo compiutamente dentro l’amore di Cristo; allora qui mi ritorna utile dirvi: siamo passati dalla Porta santa (passaggio simbolico), ma il passaggio vero è passare da Cristo!
Qui interviene un altro elemento: prima del ministero della catechesi occorre pregare, so che questo richiede altro tempo, ma questo tempo in più è la garanzia del buon frutto.
I brani che sono stati letti poc’anzi evidenziano che la catechesi è un esercizio di misericordia; Gesù quanta misericordia ha avuto con i suoi discepoli, con i farisei, con i peccatori …; più faremo percepire a tutti coloro che ci ascoltano, che sono anche essi un dono di Dio, infatti la gente che viene non l’abbiamo trovata, ma è venuta da sola, dov’è la nostra missionarietà? Noi, per convocare la gente, suoniamo le campane ed ancora rimaniamo sul pinnacolo del campanile chiedendoci: “Quanti ne sono venuti?”.
Ci facciamo mai la domanda: “Che comunità ho costruito?” mi sembra che la prospettiva è ben diversa!
†  Edoardo Arcivescovo
(Il testo è stato trascritto direttamente dalla registrazione, senza revisioni da parte dell’autore ).