La Marina Militare e i Vigili del Fuoco hanno celebrato santa Barbara

Grande partecipazione in cattedrale del corpo dei Vigili del Fuoco e della Marina Militare per celebrare S. Barbara, loro patrona. La celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo è stata concelebrata da don Giuseppe, cappellano, da don Giuliano e don Carlo.
Di seguito viene riportata l’omelia dell’Arcivescovo:
“Saluto cordialmente il  Comandante dei Vigili del Fuoco, l’Ammiraglio della Marina Militare,  le Autorità e tutti voi cari fratelli e sorelle.
Siamo qui riuniti per celebrare la festa della vostra venerata patrona, santa Barbara. Il dies natalis è il giorno in cui l’uomo nasce alla vita nuova in Cielo. Quella che comunemente noi chiamiamo morte, è indicata dalla tradizione della Chiesa, come giorno della nascita. Il 4 dicembre è il dies natalis di Santa Barbara, la sua nascita la cielo. Ricordiamo brevemente la sua storia. Il ricco padre, pagano, di nome Dioscuro, custodisce Barbara in una torre (elemento che compare nell’iconografia tradizionale assieme alla palma, alla corona, alla spada o al ciborio con l’ostia tenuta sopra di esso), geloso della sua straordinaria bellezza, deciso a proteggerla dai tanti pretendenti.
Un giorno, partito il padre, Barbara, che già da tempo ha consacrato il suo cuore a Cristo, coglie l’occasione per farsi battezzare e in segno della sua fede nella Santissima Trinità fa costruire nella torre in cui è rinchiusa una terza finestra. Accortosi della fede cristiana della figlia, il padre cerca di sottoporla più volte a punizioni e supplizi. Alla fine Barbara è condannata alla decapitazione a opera del padre, che viene poi incenerito da un fulmine subito dopo. Per questo motivo Santa Barbara viene assunta a patrona di quanti trattano esplosivi o di coloro che sono esposti a morti improvvise oltreché di tante categorie di lavoratori come i vigili del fuoco, gli armaioli, gli artiglieri, i muratori. Santa Barbara conserva nella sua trasparenza per Cristo una forza di attrazione notevole che invita anche noi a percorrere il cammino della santità.
La prima lettura che abbiamo ascoltato ci dice che le anime dei giusti sono nelle mani di Dio e nessun tormento le toccherà, perché coloro che sono fedeli vivranno presso Dio nell’amore. I santi sono coloro che si sono lasciati abitare da Dio, hanno seguito il Signore Gesù portando la croce. Non è la loro croce che li ha salvati ma quella di Cristo a cui si sono uniti, sapendo che, rendere testimonianza a Cristo, porta alla vita e alla gioia.
«Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita la salverà». Le parole del Vangelo (Lc 9,23-26) di oggi illuminano le modalità di svolgere i compiti che sono affidati a voi vigili del fuoco e a voi della marina. Sono compiti di elevata competenza e talora di rischio elevatissimo. Sono compiti diversi e, al contempo, diversi sono anche i ruoli necessari alla svolgimento di tali compiti. Ma è l’amore che fa la differenza! È il fare le cose, anche le più piccole, avendo come obiettivo, per dirla con Gesù, il «salvare se stessi» o il «perdere la vita», cioè l’amore per la persona umana, vera destinataria del vostro servizio. L’amore con cui si aiutano le persone quando scoppia un incendio, quando c’è un alluvione, un terremoto o altre calamità.
Ma anche l’amore per la natura, per il creato, «casa comune» da curare e preservare.  È l’amore che può salvare dal suicidio questa nostra Madre Terra che sempre più protesta e si ribella perché non ne stiamo facendo un uso ma un abuso, se ciascuno smette di pensare solo a salvare se stesso e i propri interessi, ma è disposto a «perdere» per il bene dell’altro. E questo vale per ciascuno nelle proprie scelte ma anche per i contesti comunitari – la comunità familiare, civile, politica – e per le relazioni tra comunità, anche a livello mondiale.
«Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde o rovina se stesso?». È proprio vero: l’amore si basa su un’economia in perdita; ed è questa convinzione che noi affermiamo e accettiamo celebrando i martiri. Ma è proprio in questa economia che si intravede il guadagno: un guadagno che non si limita al «mio», né all’«oggi» ma si ingrandisce esponenzialmente, con l’energia moltiplicante e la forza coraggiosa che solo la logica del donare possiede.
Quella logica che Santa Barbara, con la forza del suo martirio, continua a insegnare; quella logica nella quale voi, con la forza dell’amore di Cristo, continuate a crescere e per la quale vi diciamo “grazie”!
A voi è chiesto di spegnere i fuochi, quelli cattivi, che non illuminano e non scaldano, ma distruggono e portano la morte. A voi è chiesto  di salvare dalle acque, non quelle che dissetano e purificano, ma da quelle che ingoiano la vita e la uccidono. La fede illumini e sostenga le vostre fatiche, i vostri successi e anche l’impotenza che talvolta si sperimenta di fronte alle difficoltà.
Vi saluto tutti e porto nel cuore una profonda gratitudine, l’ammirazione della nostra Chiesa locale e di tante persone comuni, affidandovi con affetto al Signore, per intercessione di Santa Barbara, affinché vi doni la forza di compiere con incisività sempre maggiore un compito così delicato e necessario. Amen.