Visita ad limina: relazione di Mons. Angelo Spina presso il Dicastero per la Comunicazione

Gli Arcivescovi e Vescovi delle Marche si sono recati al Dicastero per la Comunicazione per incontrare il Prefetto, dott. Paolo Ruffini e i suoi più stretti collaboratori, il Segretario, Reverendo Monsignore Lucio Adrián Ruiz, il Direttore Responsabile de L’Osservatore Romano il Dottor Andrea Monda. Mons. Angelo Spina, delegato per la Cultura e le Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Marchigiana, ha presentato la situazione di tutta la Regione Ecclesiastica condividendo le sfide e le speranze della Chiesa marchigiana.

Di seguito viene riportata la relazione:

“L’attuale Regione amministrativa italiana delle Marche è divisa in cinque province (Ancona, Fermo, Ascoli Piceno, Macerata, Pesaro-Urbino); ingloba 225 comuni, per un totale di 1.525.000 abitanti.

La regione è detta al plurale. Il nome deriva dal termine germanico “marka” cioè “confine”, usato per indicare le diverse terre di confine costituitesi sul territorio nel corso della storia: Nord, Centro, Sud,  e poi riunite, per comuni ragioni geografiche, amministrative e storiche, in un’unica regione, dando così origine al particolare nome al plurale, unico caso fra le regioni d’Italia. Il nome al plurale indica anche la diversità culturale del territorio e i cosiddetti “campanilismi”.

Le Diocesi sono undici con tre metropolie.  Negli ultimi anni, due diocesi, sono state unite sotto un unico vescovo.

Da sempre le Diocesi delle Marche hanno posto una rinnovata attenzione al ruolo che la comunicazione sociale gioca nella cultura, nella vita sociale e nella sua stessa missione. Il mondo dei media è divenuto un ambiente in cui l’uomo di oggi vive e interagisce.

I dati statistici che vengono esposti evidenziano l’attenzione e l’impegno costante riguardo ai mezzi di comunicazione sociale nelle undici diocesi. Sono presenti:

  • due case editrici una a Camerata Picena, nella diocesi di Ancona e una a Loreto
  • sei librerie cattoliche (Ancona, Fabriano, Fermo, Loreto, Macerata, Jesi)
  • una tv diocesana (Emmetv Emmaus Radio Nuova Macerata)
  • sei emittenti radio diocesane (Radio Ascoli, Radio Duomo Senigallia in Blu, Radio C1 in blu (Camerino), Emmaus Radio Nuova (Macerata), Radio Incontro (Pesaro), Radio Luce (San Benedetto del Tronto)
  • dieci testate di giornali cartacei diocesani, alcuni settimanali, altri quindicinali, qualcuno mensile: (L’Azione – Fabriano, Voce della Vallesina -Jesi,  L’Appennino Camerte – Camerino, La Voce Misena – Senigallia, L’Ancora – San Benedetto del Tronto, Il Nuovo Amico – Pesaro, Presenza – Ancona, Vita Picena – Ascoli Piceno, La Voce delle Marche – Fermo), il “Messaggio” della Santa Casa  – Loreto.
  • Altri giornali sono on line.
  • Tutte le diocesi hanno il sito internet che viene continuamente aggiornato e usano i social media.

A partire dal documento conciliare Inter Mirifica (1963), a sessant’anni dalla sua pubblicazione, emerge con chiarezza come la Chiesa del Concilio sia stata profetica e abbia compreso l’importanza fondamentale dei media nel plasmare gli immaginari e le coscienze delle persone, nonché la loro capacità di raggiungere masse enormi e influenzare i comportamenti.

La comunicazione è parte essenziale della vita. Accompagna le nostre esistenze e qualche volta le afferra. Viviamo in un cambiamento d’epoca e ci rendiamo contro che la rivoluzione digitale sta afferrando le nostre vite, realizzandosi in modo accelerato e veemente, mettendo a poco a poco, ma inesorabilmente, in questione la dignità della persona umana e ponendo in dubbio, e a rischio, in forma inattesa la posizione centrale e speciale, la condizione pensante e pensata, che le donne e gli uomini hanno avuto, alla quale – progredendo – hanno aspirato e che dovrebbero oggi mantenere con maggiore saggezza e concreta responsabilità nel mondo che è dato loro «in custodia» con tutta la vita e le possibilità di vita e le vie e i mezzi di comunicazione che realmente e virtualmente contiene.

Con lo sviluppo delle nuove tecnologie e dei nuovi strumenti di comunicazione sociale soprattutto quelli digitali c’è sempre più consapevolezza da parte della Chiesa di oggi, di ciò che significano i nuovi media per la sua missione e per la nuova evangelizzazione.

Durante la pandemia, le diocesi delle Marche, le parrocchie, ecc. hanno fatto largo uso delle tecnologie digitali  per comunicare e rimanere in contatto con le persone e le comunità.

Senza l’uso dei mezzi disponibili, la Chiesa rimarrebbe in un mondo assai isolato. Dopo il Concilio Vaticano II, la Chiesa è sempre più orientata verso il mondo e verso il popolo intero. Usa i mass media per cercare le pecore smarrite (Lc 15, 1-7), per divulgare la buona novella, per dialogare con la gente.

Il mondo digitale, poi, nelle sue diverse dimensioni è una realtà ed è via importante per l’annuncio del Vangelo ai giovani, specialmente attraverso le “reti sociali”, “luoghi” particolarmente frequentati dai giovani che vi trascorrono molto tempo della loro giornata. Anche se questi possono essere considerati luoghi di relazioni “leggere”, i giovani di oggi come di ogni tempo hanno bisogno di relazioni che superano il limite dello schermo quando si tratta di affrontare le loro domande esistenziali e quelle legate alla sfera spirituale.

Annunciare Cristo ai giovani, allora, non è solo una questione tecnologica. Che si considerino i media sociali luoghi o strumenti, la sfida per la Chiesa rimane la stessa: intercettare la persona umana nel suo bisogno fondamentale d’infinito. Così, la Chiesa è presente nel mondo digitale per andare all’incontro dell’uomo, e dei giovani in particolare, per portare il messaggio di salvezza che è Cristo.

Nell’attuale contesto, l’annuncio del Vangelo, senza l’uso dei mezzi di comunicazione sociale moderni, non può essere efficace. Perciò è lodevole e urgente che la Chiesa tramite questi mezzi si avvicini alla gente per poter arrivare alla salvezza.

Ci rendiamo sempre più conto che comunicare non è solo connettere. Connettere non basta. Bisogna prendersi cura.  E’ urgente passare dal To share  al  to care. To share: il mondo della televisione ha ridotto lo share a un numero che misura una massa; a un indice che serve per pesare il valore degli investimenti pubblicitari. Laddove, invece, se c’è una grandezza da misurare è quella della pienezza, della bellezza, di questa condivisione. È una grandezza che sta nella sua unicità. To care, mi interessa, mi sta a cuore: il mondo di oggi ha quasi cancellato l’idea che ci si possa interessare a qualcosa di diverso dal proprio interesse. Al massimo ci interessa il modo in cui il progresso sembra appagare i nostri desideri. Siamo così affascinati dal catalogo delle possibilità che la tecnologia della comunicazione digitale squaderna davanti agli occhi di ognuno di noi, che rischiamo di restare alla fine senza parole, senza gesti, senza immagini, senza nulla da comunicare, prigionieri di noi stessi, delle nostre paure, del nostro narcisismo; incarnando il paradosso del massimo della connessione e del minimo della comunicazione; scambiando la forma con il contenuto.

Cosa è il nostro presente e cosa sarà il nostro futuro? Oggi si parla tanto i Intelligenza Artificiale. E’ una rivoluzione che pone nuove sfide, che interpellano e toccano anche l’ambito educativo e sociale come scrive il Santo Padre  nel Messaggio per la 58.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali:  “L’evoluzione dei sistemi di intelligenza artificiale rende sempre più naturale comunicare attraverso e con le macchine, in modo che è diventato sempre più difficile distinguere il calcolo dal pensiero, il linguaggio prodotto da una macchina da quello generato dagli esseri umani” . “Come tutte le rivoluzioni anche questa basata sull’intelligenza artificiale, pone nuove sfide affinché le macchine non contribuiscano a diffondere un sistema di disinformazione a larga scala e non aumentino anche la solitudine di chi già è solo, privandoci di quel calore che solo la comunicazione tra persone può dare”. “È importante guidare l’intelligenza artificiale e gli algoritmi, perché vi sia in ognuno una consapevolezza responsabile nell’uso e nello sviluppo di queste forme differenti di comunicazione che si vanno ad affiancare a quelle dei social media e di Internet”.

In questo scenario così importante e in evoluzione, le Chiese delle Marche, in una regione, come dicevo all’inizio detta al plurale “Le Marche”, sono chiamate a superare certi “campanilismi” e a intraprendere un sereno cammino di sinodalità, per mettere in sinergia le forze valide esistenti per una comunicazione puntuale, di comunione, efficace e sostenibile anche dal punto di vista dei costi.

Download: Relazione per il Dicastero per le Comunicazioni sociali

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