Ultima lectio divina dell’Arcivescovo ad Osimo

Quaresima 2022

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TESTO INTEGRALE

Ultima Lectio Divina

Vangelo secondo Luca  24,13-35

Ed ecco, in  quello  stesso  giorno  due  di  loro  erano  in  cammino  per  un  villaggio  di  nome Èmmaus,  distante  circa  undici  chilometri  da  Gerusalemme,  14e  conversavano tra  loro  di  tutto  quello  che  era  accaduto.  15Mentre  conversavano  e  discutevano insieme,  Gesù  in  persona  si  avvicinò  e  camminava  con  loro.  16Ma  i  loro  occhi erano  impediti  a  riconoscerlo.  17Ed  egli  disse  loro:  «Che  cosa  sono  questi discorsi  che  state  facendo  tra  voi  lungo  il  cammino?».  Si  fermarono,  col  volto triste;  18uno  di  loro,  di  nome  Clèopa,  gli  rispose:  «Solo  tu  sei  forestiero  a Gerusalemme!  Non  sai  ciò  che  vi  è  accaduto  in  questi  giorni?».  19Domandò loro:  «Che  cosa?».  Gli  risposero:  «Ciò  che  riguarda  Gesù,  il  Nazareno,  che  fu profeta  potente  in  opere  e  in  parole,  davanti  a  Dio  e  a  tutto  il  popolo;  20come  i capi  dei  sacerdoti  e  le  nostre  autorità  lo  hanno  consegnato  per  farlo condannare  a  morte  e  lo  hanno  crocifisso.  21Noi  speravamo  che  egli  fosse  colui che  avrebbe  liberato  Israele;  con  tutto  ciò,  sono  passati  tre  giorni  da  quando queste  cose  sono  accadute.  22Ma  alcune  donne,  delle  nostre,  ci  hanno sconvolti;  si  sono  recate  al  mattino  alla  tomba  23e,  non  avendo  trovato  il  suo corpo,  sono  venute  a  dirci  di  aver  avuto  anche  una  visione  di  angeli,  i  quali affermano  che  egli  è  vivo.  24Alcuni  dei  nostri  sono  andati  alla  tomba  e  hanno trovato  come  avevano  detto  le  donne,  ma  lui  non  l’hanno  visto».   25Disse  loro:  «Stolti  e  lenti  di  cuore  a  credere  in  tutto  ciò  che  hanno  detto  i profeti!  26Non  bisognava  che  il  Cristo  patisse  queste  sofferenze  per  entrare nella  sua  gloria?».  27E,  cominciando  da  Mosè  e  da  tutti  i  profeti,  spiegò  loro  in tutte  le  Scritture  ciò  che  si  riferiva  a  lui. 28Quando  furono  vicini  al  villaggio  dove  erano  diretti,  egli  fece  come  se  dovesse andare  più  lontano.  29Ma  essi  insistettero:  «Resta  con  noi,  perché  si  fa  sera  e  il giorno  è  ormai  al  tramonto».  Egli  entrò  per  rimanere  con  loro.  30Quando  fu  a tavola  con  loro,  prese  il  pane,  recitò  la  benedizione,  lo  spezzò  e  lo  diede loro.  31Allora  si  aprirono  loro  gli  occhi  e  lo  riconobbero.  Ma  egli  sparì  dalla  loro vista.  32Ed  essi  dissero  l’un  l’altro:  «Non  ardeva  forse  in  noi  il  nostro  cuore mentre  egli  conversava  con  noi  lungo  la  via,  quando  ci  spiegava  le  Scritture?».   33Partirono  senza  indugio  e  fecero  ritorno  a  Gerusalemme,  dove  trovarono riuniti  gli  Undici  e  gli  altri  che  erano  con  loro,  34i  quali  dicevano:  «Davvero  il Signore  è  risorto  ed  è  apparso  a  Simone!».  35Ed  essi  narravano  ciò  che  era accaduto  lungo  la  via  e  come  l’avevano  riconosciuto  nello  spezzare  il  pane.

 

V.13:  Lo  stesso  giorno:  è  il  primo  giorno  della  settimana;  il  giorno  di  Pasqua,  giorno della  risurrezione.  Due  discepoli  erano  in  cammino  da  Gerusalemme  verso  un  villaggio  di  nome  Emmaus.

Ecco  questa  è  la  prima  scena.  Si  parla  di  due  di  loro,  dei discepoli;  uno  poi  dirà  che  è  Cleopa,  probabilmente  lo  zio  di  Gesù perché  si  parla  di  Maria  di  Cleopa,  sorella  di  Maria  madre  di  Gesù; del  secondo  non  c’è  il  nome,  può  essere  chiunque  di  noi che fa la stessa esperienza.  E  loro  sono  in  viaggio, vanno lontano  da  Gerusalemme,  mentre  il  cammino  di  Gesù  è stato fatto per andare   a Gerusalemme.   Abbandonano  la  comunità,  il  motivo  è  chiaro,  lo  diranno. Sono  delusi:  “speravamo”.  Che  cosa  era  accaduto?  Un  fatto sconvolgente:  la  morte  di  Gesù,  il  nazareno,  colui  che  si  proclamava  “re  dei  giudei”, ma  non  solo:  rabbì  Jeshua  era  il  loro  maestro.  E’  la  fine  delle  loro  speranze  (noi speravamo…  invece,  nulla);  la  delusione,  la  disillusione  e  la  tristezza  di  vedere infranti  i  loro  sogni;  l’amara  conclusione  di  un’esperienza  che  aveva  scaldato  il  loro cuori, ormai  ripiegati  su  un  passato  che  non  può  più  ritornare.

Emmaus distava circa undici chilometri da Gerusalemme.  Indica  tutte  le  fughe  dell’uomo,  ognuno  ha  la sua  Emmaus.  Pur  di  fuggire  tutto  va  bene.  E  tra  l’altro  Emmaus richiama  nella  Bibbia  il  primo  libro  dei  Maccabei,  capitolo  4, versetto  3,  si  parla  di  Emmaus,  dove  una  tantum  hanno  vinto  una battaglia  anche  loro,  Giuda  Maccabeo,  contro  la  Siria,  contro l’esercito  di  Siria,  quindi  ricordare  almeno  una  vittoria  e  poi  tornare a  coltivare  i  propri  campi  perché  tutto  è  finito.  Cosa  vuoi?  Bisogna essere  concreti.

Sembra di scorgere uno spaccato del nostro tempo affetto da Covid-19, dalle situazioni sociali ed economiche preoccupanti. Sembrava che il vaccino  togliesse il virus, che la gente diventasse più buona, invece…

Anche noi, nel cammino della vita abbiamo sperimentato e sperimentiamo gli stessi sentimenti dei discepoli di Emmaus: la delusione provocata da una persona amica; il tradimento di un familiare; la pesantezza di una situazione lavorativa; le incomprensioni nelle relazioni; il nostro trovarci faccia a faccia con le nostre fragilità e quelle degli altri; la fatica nel perdonare e nellʼaccogliere il perdono; lʼincomprensibilità di una malattia; la perdita di speranza di fronte al futuro perché non si vede la luce in fondo al tunnel.

V.15: Gesù si avvicina e cammina con loro: nei momenti di sconforto, di tristezza, di delusione Gesù si avvicina a te e comincia a camminarti vicino (san Luca parla infatti di Gesù come compagno di viaggio) sia che tu lo sappia, sia che tu ne sia ignaro. Perché? Perché l’ha sempre fatto! La Bibbia è un meraviglioso racconto di un Dio che sceglie di camminare con il suo popolo. E quando Dio si impegna in qualcosa, la porta avanti (la fedeltà è la prima caratteristica del Dio biblico). Non basta credere allʼesistenza di Dio; anche il diavolo ci crede! Non basta credere in lui come ʽmotore immobileʼ, come princìpio di tutto ciò che esiste. Occorre imparare a credere in Dio come compagno della tua vita, Emmanuele, Dio-con-noi, Dio-con-me. Papa Benedetto XVI nella sua prima enciclica “Deus Caritas Est” al n.1 diceva bene questo: all’inizio dellʼesperienza di fede non c’è una decisione etica o una idea filosofica, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva.

Quante volte anche noi abbiamo avuto la fortuna di trovare una persona, un amico, un compagno di viaggio, lo stesso coniuge, che si è avvicinato a noi quando tutto stava andando storto e non cʼera nessun motivo per avvicinarsi. La sua presenza ci ha scaldato il cuore; lo ha rimesso in moto. La sua parola, i suoi consigli, i suoi silenzi, la sua capacità di ascolto ci ha fatto vedere le cose in modo diverso e grazie a questo abbiamo riletto la nostra vita in modo differente. Come ha fatto Gesù: “si avvicinò ai discepoli e spiegò loro tutte le Scritture e ciò che si riferiva a lui”.

Il  Signore  risorto  ormai  cammina  con tutti  noi  e  segue  tutte  le  nostre  fughe,  come  nel  buon  Pastore  che cercava  la  pecorella  smarrita  –  e  siamo  tutti  smarriti  –  ormai  segue tutte  le  nostre  vie  perdute  per  venirci  incontro.

V.16:  <<Ma  i  loro  occhi  erano  impediti  dal  riconoscerlo>>.

I  due  non  possono  riconoscere Gesù  per  il  semplice  motivo  che  neppure  immaginavano  che  potesse  risorgere.  Gesù era  stato  sepolto  e  con  lui  tutte  le  attese  che  aveva  fatto  crescere  nei  suoi  discepoli.  Ci  sono  degli  impedimenti  che  sono  legati  al  nostro  modo  di  leggere  e  interpretare  il reale.   Quali  sono  gli  impedimenti  che  frenano  il  mio  rapporto  con  il  Dio  di  Gesù? –  La mia autosufficienza,  la  mia  saccenza,  la  mia  superbia? –  Lʼidea  di  Dio  che  mi  sono  fatto  e  che  spesso  non  combacia  con  la  rivelazione cristiana…  un  Dio  giudice,  un  Dio  padrone,  un  Dio  ficcanaso  ecc…? –  Lʼambiente  che  mi  circonda? –  Gli  idoli:  il  denaro,  il  lavoro,  la  bella  vita,  il  successo,  il  piacere  solo  materiale…? Facciamo  fatica  a  sentire  Dio  vicino,  presente  nella  nostra  vita,  perché  preoccupati  e concentrati,  ossessionati  sul  problema  da  affrontare  (o  da  evitare).  Gli  occhi  fisici  non bastano,  non  sono  sufficienti:  ci  vogliono  gli  occhi  del  cuore;  ci  vuole  LA  FEDE.   E qual  è  la  via,  la  strada  che  conduce  ad  un’esperienza  di  fede? –  Ricorda  la  tua  vita; –  Confrontala  con  la  Parola  di  Dio.

Gesù  che,  dopo  aver  camminato  con  loro,  fa  una domanda  e  dice: << Ma  di  cosa  state  parlando?>>.   Cosa  sono  queste parole  che  vi  buttate  addosso  l’un  l’altro?  Come  se  Lui  non c’entrasse  in quei racconti.  Si arrestarono  col  volto  scuro.  Immaginate  in  una  pittura  un  volto oscuro,  nero.  Che  cos’è?  Niente.  Questo  volto,  il  volto  proprio,  o  il viso,  è  ciò  che  tu  rivolgi  all’altro,  è  la  relazione  il  volto.  Un  volto scuro  è  la  negazione  della  relazione,  è  il  buio.  Quindi  indica  la  morte che  hanno  dentro,  questo  volto.  E  vengono  fuori  subito, rispondendo,  ed  è  Cleopa,  quasi  con  una  reazione  di  insulto: <<Solo tu sei forestiero  a Gerusalemme! Non sai cosa vi è accaduto in questi giorni?>>. E loro raccontano i fatti. Non  hanno  colto  il  senso della  passione,  dell’amore  di  Dio  per  noi,  per  questo  non  possono capire  perché  è  il  grande  mistero  dell’amore  che  vince  la  morte  e non  è  come  il  potere  che  produce  morte  ed  è  il  più  violento  che vince;  mentre  nell’amore  vince  esattamente  chi  sa  farsi  talmente forte  da portare  il  male senza restituirlo  e  vincere  il  male col bene.

E Gesù allora spiega le scritture:  Non bisognava  forse  che  il  Cristo  patisse  queste  cose  per  entrare  nella sua  gloria?  Cioè,  proprio  la  croce  è  l’ingresso  nella  gloria  perché  è nella  croce  che  Lui  ha  testimoniato  un  amore  assoluto,  una solidarietà  assoluta  con  l’uomo,  col  perduto,  col  male,  con  chi  lo uccide.  E allora  Lui è  lì  a  rivelare  questo  amore  più  forte  di  ogni male.

Gesù spiega le scritture.    La  Parola  di  Dio  non  è  un  romanzo  che  possono  leggere  tutti  senza  particolari  “filtri”. Il  principio  della  “sola  Scriptura”  non  è  cattolico,  bensì  protestante.  La  Bibbia  deve essere  ascoltata,  interpretata,  meditata  nella  Chiesa  e  con  la  Chiesa;  altrimenti corriamo  il  rischio  di  farle  dire  il  contrario  o  peggio  ancora  quello  che  vogliamo  noi, quello  che  ci  vogliamo  sentir  dire.   L’interpretazione  della  Parola  di  Dio  è  compito  della  Comunità  dei  credenti,  sotto l’azione  dello  Spirito  Santo,  lo  Spirito  di  Gesù,  che  fa  conoscere  la  verità  tutta  intera. Il  criterio  ultimo  per  interpretare  la  Scrittura  è  Gesù.  E’  Lui  quella  presenza,  a  tratti invisibile  e  nascosta,  «per  il  quale  e  verso  cui  sono  dirette  tutte  le  cose»  (s.  Paolo). –  Chiediamoci: Che posto  occupa la  Scrittura  nella  mia  esperienza  di  fede?  Il  Vangelo  è  per  me  Parola  che  mi  aiuta  a  fare  discernimento?

<<Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano>>

V.29

I due viandanti, strada facendo, vedono che qualcosa si è mosso dentro di loro, un calore nel cuore,  pronunciano nei confronti di colui che si è unito a loro nel cammino questa frase:<<Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto>>.  Lo invitano a restare in una maniera così delicata. A sera cerchiamo tutti la bontà di qualcuno che resti con noi. L’ospitalità è la prima pietra della civiltà, la prima parola davvero civile, poiché dove non si pratica l’ospitalità si pratica la guerra, si impedisce la pace e la fioritura della vita. Ospitalità è prendersi cura della felicità dell’ altro. Ospitare non è solo far varcare la soglia e offrire casa a chi è fuori, ma è prenderlo sul serio, senza guardarlo dall’alto in basso, offrire accoglienza, non come un ricco che dona, ma come un povero che riceve.

<<E lo riconobbero allo spezzar del pane. Lo riconobbero a tavola. Dio entra nel mondo attraverso i gesti quotidiani: del fare strada insieme, dell’ascolto, della cura, della convivialità. Forse questo è il sacramento più antico ed efficace di cui dispone l’umanità: sedersi insieme e dividere il cibo. Il mangiare le stesse cose, attorno alla stessa tavola, ha qualcosa di sacro. La tavola è il primo altare del mondo, attorno ad essa i commensali celebrano la liturgia fondamentale della vita, con il suo cibo sacro. Il pane è sacro perché si prende cura della realtà più sacra che esista, la vita. E l’autore della vita è Dio. Il pane si prende cura del sogno di Dio.

La  spiegazione  e  l’interpretazione  delle  Scritture  ha  riempito  di  passione  il  cuore  dei discepoli  (v.32),  tuttavia  non  li  ha  portati  a  riconoscere  Gesù.   V.31:  Lo  riconobbero  nello  spezzare  il  pane. Lo riconobbero perché l’invisibile si rivela attraverso il visibile. Dio è un pezzo di pane buono che si consegna alla fame dell’uomo, che nutre e sottovoce scompare: prendete, è per voi!

Sono  i  gesti  dell’ultima  cena  che  portano  i  discepoli  a  riconoscere  il  Maestro:  i  loro occhi  si  aprirono  e  lo  riconobbero. Il  nostro  grande  tesoro  è  quello  di  poter  trovare  delle  persone  che  “spezzano  il  pane con  noi”;  che  con  noi  e  per  noi  non  esitano  a  condividere  la  vita,  le  delusioni,  le amarezze,  le  stanchezze,  ma  anche  le  gioie  e  le  soddisfazioni.  Tuttavia,  prima  di pretendere  che  gli  altri  lo  siano  per  noi,  occorre  che  impariamo  ad  essere,  noi  per primi  “pane  spezzato”  per  la  vita  altrui.

V.31b:  Ma  egli  sparì  dalla  loro  vista. Gesù  non  sparisce  definitivamente,  ma  solo  “dalla  vista”;  si  rende  invece  presente nella  forma  sacramentale  (segno-sacro).  Gesù  fa  fare  un  passo  importante  ai  suoi: dalla  vista  al  cuore;  dallʼesteriorità  alla  profondità  interiore.  I  discepoli  di  tutti  i  tempi possono  allora  entrare  in  comunione  con  lui  spezzando  il  «suo»  pane,  che  è  il  suo Corpo.  E’  questa  la  bella  notizia  e  la  certezza  che  li  riempie  di  gioia  e  li  riporta  alla comunità. –  Come vivo  l’Eucarestia?  Ne  ho  capito  il  senso  –  significato? –  L’Eucarestia  domenicale  influisce  nella  mia  vita  di  tutti  i  giorni?  Come? –  Come posso  fare  per  renderla  più  bella,  più  a  immagine  della  bellezza  di  Dio?

TESTIMONI  (24,  33-35)

V.33a:  Partirono  senza  indugio  (si  alzarono)  e  fecero  ritorno  a  GerusalemmeI discepoli  partecipano  sacramentalmente  e  realmente  alla  risurrezione  di  Cristo. Mentre  ʽritornare  a  Gerusalemmeʼ  significa  ritornare  alle  sorgenti,  alla  comunità cristiana. La  fede  è  una  realtà  dinamica,  non  statica.  Cresce  nel  momento  in  cui  la  condivido,  la annuncio,  la  ʽpraticoʼ. Ad  un  certo  punto,  tocca  a  te.  I  sostegni  che  Dio,  direttamente  o  indirettamente  mette al  nostro  fianco  ad  un  certo  momento  ci  provocano:  “adesso  tocca  a  te;  prendi  in mano  la  tua  vita;  adesso  devi  ripigliarti,  devi  risorgere;  io  non  posso  sostituirmi  a  te, creeremmo  solo  un  legame  di  dipendenza”. 8 Eʼ  lʼora  dellʼ”andare”,  del  riprendere  il  volo;  del  rimettere  i  remi  in  mare;  è  lʼora  di riaccendere  e  di  rifar  partire  i  motori.  Eʼ  lʼora  più  dura  e  più  impegnativa.   Eʼ  più  facile  restare  dipendenti;  farci  assistere,  delegare  la  nostra  responsabilità  agli altri.  Ma  la  verità  dellʼuomo  è  la  sua  crescita,  la  sua  maturazione,  il  suo  progresso: “partirono  senza  indugio  e  fecero  ritorno  a  Gerusalemme:  lì  lo  trovarono”

VV. 33b-35: Trovarono  riuniti  gli  undici  e  gli  altri  che  erano  con  loro,  i  quali dicevano:  «Davvero  il  Signore  è  risorto  ed  è  apparso  a  Simone».  Ed  essi  narravano ciò  che  era  accaduto  lungo  la  via  e  come  l’avevano  riconosciuto  nello  spezzare  il pane.   La  condivisione  dell’annuncio;  il  sostenersi  a  vicenda;  il  raccontarsi  la  propria esperienza  di  fede  (metodo  della  narrazione)  crea  comunione  e  arricchisce.   –  Vivo  questa  dimensione  della  fede  oppure  mi  basta  solo  il  benessere  spirituale  che la  religiosità  mi  offre? Si  è  fatto  vedere  a  Simone  (Pietro):  è  la  Chiesa  che  attesta  la  risurrezione  di  Gesù  (la nostra  fede  si  fonda  sulla  fede  degli  apostoli);  è  la  Chiesa  che  ci  dona  Gesù  vivo  (il Pane  della  vita).  Questa  verità  di  fede  è  simboleggiata  da  un  gesto  semplice  e significativo:  quando,  al  momento  della  comunione  si  riceve  l’ostia  consacrata,  non sei  tu  che  la  prendi  ma  è  il  sacerdote  che  te  la  porge,  te  la  dona,  te  la  offre  nella  fede della  Chiesa.

In questo mirabile racconto si parla di camminare insieme, di ricordare e pensare, di rispondere a chi chiede conto e quindi di celebrare la presenza vivente di Gesù, il Risorto per sempre. Ma ciò può avvenire in pienezza solo nella comunità cristiana, nella chiesa: per questo i due “fanno ritorno a Gerusalemme, dove trovano riuniti gli Undici e gli altri”, che li precedono e annunciano loro la resurrezione. È ciò che avviene anche a noi ogni domenica, giorno pasquale; è ciò che avviene anche oggi, nella comunità radunata dal Signore: la Parola contenuta nelle Scritture, l’Eucaristia e la comunità sono i segni privilegiati della presenza del Risorto, il quale non si stanca di donarsi a noi, “stolti e lenti di cuore”, ma da lui amati, perdonati, riuniti nella sua comunione.

Padre,   tu  hai  inviato  il  tuo  Figlio  Gesù perché  potesse  camminare  sulle  strade  del  mondo e  farsi  prossimo  del  nostro  viaggio. Noi,  viandanti  tristi  e  sconsolati, immobilizzati  da  paure  e  incertezze   abbiamo  perso  la  strada  e  l’orizzonte  si  è  offuscato.   Proprio  in  questi  momenti  il  Signore  si  è  fatto  vicino: abbiamo  fatto  fatica  a  riconoscerlo ma  Lui  si  è  rivelato  come  compagno  di  viaggio; non  come  un  tom tom  satellitare  che  si  è  sostituito  alla  nostra  guida, ma  come  colui  che  ha  provato  a  farci  ardere  il  cuore   mentre  ci  regalava  parole  di  vita.   Padre,  aiutaci  a  riconoscere  tuo  Figlio  nello  spezzare  del  Pane.   Aiutaci  a  riconoscerlo  nel  dono  dello  Spirito  Santo Così  da  non  sentirci  orfani  ma  accompagnati  e  custoditi.   Signore  Gesù,   suscita  in  noi  la  passione  missionaria per  avere  la  forza  di  testimoniare  il  tuo  vangelo; per  annunciare  al  mondo  la  pienezza  della  gioia.   Amen.