2017/09/17 – Perdoniamo per interesse personale e perché è l’unico modo con il quale noi imitiamo Dio

Arcivescovo Edoardo Menichelli


XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
(Ger 20,7-9; Sal 62/63,2-6.8-9;Rom 12,1-2;Mt 16,21-27)
XXIV Domenica del Tempo Ordinario
In occasione della inaugurazione e benedizione della statua
di S. Giovanni Paolo II, donata da S. Em.za Cardinale Eoardo Menchelli alla
città di Ancona e alla comunità diocesana, e installata nei pressi della Torre Campanaria
(Sir. 27,30-28,7(NV)gr.27,33-28,9; Sal.102/103;Rm 14,7-9;Mt.18,21-35)
CATTEDRALE DI S. CIRIACO
Domenica 17 settembre 2017
Carissimi, la proposta spirituale che ci viene donata oggi dalla Parola di Dio è una proposta che ci interessa particolarmente e che dà la misura della nostra comprensione della Parola stessa di Dio.
Qual’è la proposta che ci viene offerta?
E’ quella del perdonare, per la verità nel Vangelo vengono ricordate due parole, “quante volte dovrò perdonargli…?” (Mt 18,21) dice Pietro e Gesù risponde: “Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.” (Mt 18,22), cioè sempre.
Ma c’è un’altra parola che viene usata per farci comprendere ancora di più come il perdono debba essere totale e fino in fondo.
Questo lo si capisce dal racconto della parabola: questo servo, che ha un sacco di debiti nei confronti del suo padrone, riceve il condono totale, però la stessa cosa lui non la fa per una somma molto più piccola rispetto a un suo fratello.
Dobbiamo capire questa verità, tanto più, carissimi, che sul perdonare, preso nella misura più ampia, ci giochiamo tutto.
Nel Padre nostro infatti nella seconda parte dice: “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”; è chiaro: per non rimetterci dobbiamo rimettere! In parole semplici, non vi scandalizzate, Gesù ci ha … fregato!
Ci ha suggerito una cosa e ce l’ha messa come atto veritativo di quello che noi diciamo e di quello che noi vogliamo sperare da Lui.
Oggi il Vangelo termina con queste parole: “Così anche il Padre mio celeste farà con voi, se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello!” (Mt 18,35)
Ma c’è un’altra frase che leggiamo spesso: “Nella misura in cui voi misurate agli altri, sarà misurato anche a voi.” (Mt 7,2)
La mia riflessione si avvia al termine con due brevi conclusioni.
La prima – Perdoniamo per interesse personale! Cosa voglio significare? Il primo servo sarebbe stato molto meglio se non avesse richiesto al suo confratello quello che gli doveva, se lui avesse perdonato sarebbe stato perdonato anche lui.
Quindi perdoniamo, diamo la misericordia per interesse personale.
La seconda – Perdoniamo perché è l’unico modo con il quale noi imitiamo Dio.
Però per capire questa seconda conclusione dobbiamo guardare Lui, il perdono che Dio ci dà gli è costato molto, gli è costato la croce!
Se vogliamo imitare Dio nel perdonare, dobbiamo renderci conto che il perdonare costa, perché si tratta di scarnificare il nostro egoismo, il nostro amor proprio.
Quante volte abbiamo detto: “gliela faccio pagare …!” oppure “non ci parlo più …!” oppure
“per me è come se fosse morto!” … dobbiamo renderci conto invece che per perdonare dobbiamo imitare Lui, non solo perché perdona, ma perché paga, perché a Dio il perdono per noi è costato!
Cerchiamo di mettere in pratica questi due brevi suggerimenti, per … egoismo di santità!
Amen.
† Edoardo Arcivescovo
(Il testo dell’omelia è stato trascritto direttamente dalla registrazione, senza revisioni da parte dell’ autore )
 
La targa riporta una frase molto semplice:
“LA MEMORIA E LA SANTITA’ DI GIOVANNI PAOLO II SIANO TESTIMONIANZA DELL’IMPEGNO DELLA CITTÀ DI ANCONA”