2017/09/03 – Vivere secondo la mentalità di Dio

Arcivescovo Edoardo Menichelli


XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
(Ger 20,7-9; Sal 62/63,2-6.8-9;Rom 12,1-2;Mt 16,21-27)
XXXV FESTA DEL MARE
CATTEDRALE S. CIRIACO
Sono lieto di celebrare questa Eucarestia in un giorno così significativo per la vita di Ancona e anche per la sua attività economica, sociale e anche per il significato che sempre questa città deve ricordare per il rispetto che deve al mare e quanta gratitudine deve a Dio per il mare.
Questa è l’ultima Festa del mare che condivido con voi e vorrei intrecciare, per quello che ne sono capace, il senso di questa giornata, che tramandiamo nella prima domenica di settembre come festa del mare, con la parola di Dio che abbiamo ascoltata.
Vorrei riassumere il tutto con una parola che vi affido, pregandovi di portarla a casa nel cuore fra le vostre famiglie, e celebrarla nella vita, la parola è inusitata ma S. Paolo ce l’ha ricordato poco fa è culto spirituale, meglio ancora si potrebbe dire liturgia. Ecco questa parola, o culto o liturgia, ci deve aiutare a dare senso alla nostra vita, in questa circostanza ci deve aiutare a dare senso a questa festa cercando di capire che tutta la nostra esistenza, tutto il nostro stare nel tempo o diventa liturgia o diventa combattimento.
Diventa liturgia, cioè adorazione di un mistero di Dio presente nella nostra vita e nelle cose dentro le quali la vita scorre, oppure tra gli uomini ci sarà combattimento, guerriglia.
Non mi addentrerò in temi difficili prendo il più semplice: liturgia attraverso il creato.
Si carissimi questa umanità contemporanea ha una sorta di disordine mentale, anzi la chiamerei un’arroganza iniziale, se volete anche una disubbidienza primaria quella cioè di considerare il creato come sua proprietà.
Il creato quello che voi nei linguaggi giornalistici chiamate natura, ambiente sono due parole ambigue infatti con natura chiamiamo anche quella celeste, quella animale, anche la chiesa, la prefettura, una piazza sono ‘ambiente’ rispetto al luogo che offre, all’umanità ciò che serve alla sua vita si chiama creato.
La parola creato è una parola incinta, cioè ‘dice’ le cose ecco: il mare, la terra, l’aria, l’acqua, l’universo, ma dice anche che se è creato non è di se stesso, non è nemmeno di chi lo usa.
Siamo abituati a definire per le opere i diritti di autore: io invento una cosa, ci metto il mio timbro e resta mia; perché dal punto di vista umano riusciamo a comprendere tutto ciò e dal punto di vista della liturgia della vita, facciamo tanta fatica a capire?
Occorre fare un salto di qualità godendo anche del nostro mare, tutto ciò è creato da qualcuno …
Questo ci inviterebbe, carissimi, a riconoscere la signoria di Dio che è stato così buono e generoso con l’umanità, alla quale si è rivolto, come è scritto nei primi capitoli della Genesi: questo è il giardino, lo consegno a te umanità, tu ci stai, ci vivi, ne trai ciò che è necessario per la tua vita, ne devi trarre benessere per tutti e poi lo riconsegni , perché comincia un’altra storia; ci sarà un’altra umanità che lo prende, ne gode, ne trae frutto e lo restituisce migliorato!
Questa carissimi è la liturgia, il mare chiede a me e a voi di diventare liturghi, capaci di cantare, attraverso il mare, e attraverso tutto ciò che nel mare c’è, tutto ciò che dal mare ne deriva, tutto ciò che il mare offre, deve essere per noi una liturgia, un’adorazione che non richiede necessariamente un salto spirituale di fede.
Torno all’esempio dei diritti d’autore, certi autori noi nemmeno li conosciamo, però sappiamo che quelle opere valgono; io posso anche pensare che Dio non c’è, ma rispetto alle cose che uso non posso far finta che qualcuno non l’abbia messe al mondo.
Questa idea Papa Francesco e il Patriarca Bartolomeo l’hanno ripetuta qualche giorno fa, io non so perché anche noi come Chiesa non riusciamo a fare una riflessione su questo punto.
Il primo settembre di ogni anno viene proclamata la giornata dedicata al creato, ne hanno parlato i quotidiani? Vi ha detto qualcosa qualcuno? Però quel giorno qualcuno sicuramente avrà detto di aver guadagnato poco dalla terra, e qualcun altro avrà detto magari di essere diventato più proprietario della terra e magari avrà fatto scoppiare una bomba atomica, mi comprendete carissimi? Questa è la liturgia …
Si rispetto a questa festa del mare vi chiedo tutto ciò, aiutatemi a pregare per questa città di Ancona che è sposa di questo mare, per le tante persone che lavorano nel mare e dal mare traggono ciò che serve per la vita sociale e famigliare, per i tanti che nel mare hanno trovato riposo dai travagli della vita, ma anche per tutti coloro che dal mare traggono divertimento e godimento.
Noi non facciamo più la liturgia della vita e del creato, è come se tutto nel creato dipendesse da noi. Noi siamo abituati a risolvere tutto con la tecnologia, con un pulsante, ma per il creato non esiste alcun pulsante, nessuna tecnologia.
Vorrei carissimi, che proprio dal creato imparassimo a pregare, a ringraziare.
Questa è la liturgia e anche se uno non è credente, può adorare e fare la liturgia rendendo grazie per le cose che ha.
Ci siamo mai domandati perché la terra non tradisce mai?
Viviamo invece in un’epoca dove esistono tante offese nei confronti del creato, il creato deve riposare.
Il Signore ha fatto il giorno e la notte, perché il creato si deve rigenerare e invece questo uomo è diventato tanto assetato non di ciò che serve alla sua vita, ma di ciò che oltrepassa la sua vita, per questo non fa più nemmeno riposare il creato, disturbandolo in continuazione e poi facciamo, care autorità, le analisi sociologiche e anche meteorologiche, invece delle analisi occorrerebbe ritornare a far riposare il creato.
Oggi c’è solo fretta per poter usurpare e guadagnare di più, ma il creato quando è disturbato segue le sue regole, le sue leggi …
Ci sarebbe un’altra liturgia, carissimi ed è il consumo sfrenato di cose, di tutto ciò che gettiamo via, questa ingordigia rispetto al creato che diventa problema anche sociale e che non tocca a me dire, ma tocca a voi care autorità!
C’è anche un’altra liturgia, l’apostolo Paolo dice: “Vi esorto fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio: è questo il vostro culto spirituale.” (Rm 12,1) come Chiesa confesso le nostre colpe, perché noi vi abbiamo abituato ad andare a messa la domenica, ma mica vi abbiamo mai detto sufficientemente che tutto ciò non serve a nulla se dopo non seguono le opere.
Allora vi voglio citare alcune frasi di S. Agostino: “Che significa andare in Chiesa e poi restare senza frutto nella vita?” … “Che significa ascoltare tante verità belle, senza poi muoversi e pensando che devono fare le cose gli altri?” ( “Discorsi”- S. Agostino)
Il culto della vita è compiere ciò che piace a Dio e se piace a Dio non dà fastidio a nessuno, infatti se faccio ciò che piace a me questo dà fastidio a tutti.
Questo è il culto della vita, si potrebbero fare tanti esempi, a voi sembra che la vita famigliare e sociale di oggi sia secondo le regole di Dio? L’ho detto anche in un’altra circostanza, ma lo ripeto occorre che la politica si svegli e aiuti la gente ad entrare dentro la giustizia di Dio, noi abbiamo in Italia delle ingiustizie legalizzate, tanto che chi le compie non commette reato, ma non è detto che non faccia peccato.
Seguiamo una liturgia personale e non quella di Dio e la frase evangelica è terribile: “Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?” (Lc 9, 23-26) e la propria vita è il senso della tua vita, è il gaudio della tua vita, è l’anima della tua vita … questo perché succede? S. Paolo lo dice ai Romani: “non conformatevi alla mentalità di questo tempo.” (Rm.12. 2)
Se voi mettete qui una cosa amara, che costa sacrificio ad esempio un mucchio di libri e di qua mettete un mucchietto di telefonini di ultimo grido, i vostri figli e nipoti dove buttano lo sguardo? Cosa vuol dire mentalità del mondo, mentalità di Dio?
Mentalità del mondo è fare quello che più mi è comodo, mentalità di Dio è quello che mi costa, ecco perché Gesù dice: “Chi vuole seguire me prenda la sua croce e mi segua” che significa stare nel tempo non da vagabondi.
La seconda liturgia, quella della vita, vorrei che fosse per me e per voi riassumibile così: vivere secondo la mentalità di Dio.
Amen!
†  Edoardo Arcivescovo
(Il testo dell’omelia è stato trascritto direttamente dalla registrazione, senza revisioni da parte dell’ autore)