Ritiro dei ministri straordinari della comunione: “A servizio del malato”

I ministri straordinari della comunione si sono incontrati domenica 28 gennaio nella parrocchia di Crocette a Castelfidardo per vivere un incontro di formazione e approfondire l’importanza del loro ministero. “A servizio del malato” è stato il tema della meditazione tenuta dal Cardinal Edoardo Menichelli, che ha spiegato come stare accanto al malato e cosa significa portare l’Eucarestia.

L’incontro è stato introdotto da don Lorenzo Rossini, direttore dell’Ufficio diocesano Liturgico e Ministeri, dal dott. Marco Cianforlini e don Francesco Scalmati, rispettivamente direttore e assistente spirituale dell’Ufficio diocesano per la Pastorale della Salute, i quali hanno sottolineato l’importanza che «i due Uffici camminino insieme. Il ministro straordinario della comunione viene a contatto con le fragilità presenti all’interno della propria comunità parrocchiale e si prende cura delle persone malate, a cui porta l’Eucarestia. I ministri non sono funzionari del sacro, ma svolgono un ministero a servizio del malato, sono chiamati a stare loro accanto».

Il Card. Menichelli ha poi ricordato che «nel loro ministero si incrociano tanti aspetti del vivere la fede: il senso del servizio, il dovere della preparazione, la disponibilità perché richiede tempo, il senso della comunione ecclesiale (nessun ministero può agire da solo), la conoscenza e la relazione tra persone, la malattia, la solitudine, il dolore. Tutti coloro che hanno un ministero, a cominciare da me, devono essere consapevoli della necessità di passare dal compiere una funzione a un atto pastorale, da ”ho portato la comunione” a un ministero ecclesiale che nasce da un mandato». Ha poi dato alcuni spunti, partendo da un passo degli Atti degli Apostoli (Atti 10, 34ss), il discorso di Pietro presso Cornelio, in cui viene spiegato come essere discepoli di Cristo: “Voi conoscete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute”.

«Innanzitutto “lo Spirito consacrò” significa che tutto parte dallo Spirito che consacra – ha detto Menichelli – poi leggiamo che “Gesù passò beneficando”, cioè distribuendo il bene, e “risanando”. Ogni ministero è risanante per Colui che portiamo, perché Gesù è medico e medicina. Inoltre leggiamo “perché Dio era con lui”. Il discepolo di Cristo è consacrato nel battesimo e ogni battezzato è pieno di Spirito Santo. Il discepolo imita il Maestro e, quindi, porta il bene. Ciò che risana è l’amore e dobbiamo quindi donare l’amore. “Dio era con lui”, cioè è la presenza di Dio che alimenta la missione. Dentro questa trama pastorale si iscrive ogni ministero ecclesiale. Nel caso del vostro ministero occorre aggiungere la specificità esistenziale, ovvero la malattia, la sofferenza e la cura. Questa specificità illumina, condiziona e nutre il ministro straordinario della comunione e lo obbliga a rivisitare l’interiorità della propria coscienza, vale a dire “perché lo sto facendo?”. Questa specificità invita inoltre a costruire una relazione senza fretta, con un approccio dove emerga tutta la dignità della persona malata. Ciò interroga tutta la struttura e l’arte sanitaria, dal momento che spesso si cura senza cura. Suggerisco che per questo delicato mistero sia utile un corredo umano, spirituale ed ecclesiale, capace di intrecciare valori e comportamenti che lo supportino, lo nutrano e qualifichino.

Menichelli ha quindi sottolineato alcuni aspetti. «Il ministro porta la comunione a una persona malata – ha detto – e oggi è importante recuperare la centralità della persona, perché viviamo una cultura che mette al centro più la funzione che la persona. Si deve essere capaci di delicatezza, amicizia, pazienza, misura, ascolto per arrivare a una conoscenza di stima reciproca. Tutto ciò esige risposte e non concede rinvii. Quando entrate in una casa, dovete cercare di dare senso ai giorni particolari che i malati stanno vivendo, mettendo come una cornice al dolore, per dominarlo e orientarlo. Voi portate una luce sul mistero della vita, portate l’eucarestia cioè Gesù che è luce, cibo, bevanda, bellezza di eternità, sacramento che aiuta a recuperare l’anima, ad affrontare la morte e a considerarla una porta che conduce all’incontro con il Signore». Menichelli ha anche ricordato che è necessario «vivere il ministero con fede, come misura e qualità della propria fede, perché i ministri fanno un’opera di misericordia visitando i malati. Gesù dice: “l’avete fatto a me”. Col vostro ministero rendete manifesto il chinarsi di Dio sui sofferenti. Gesù attraverso voi, visita, cura, solleva e perdona».

Il Cardinale ha anche sottolineato che è un «ministero della comunità ecclesiale, il ministro agisce in nome e per conto della comunità. La comunità deve sapere dove vi manda e deve pregare. È un ministero da vivere dentro una pastorale di vicinanza, come dice Papa Francesco, che parla di Chiesa in uscita». Inoltre ha ribadito la «dignità di questo ministero. I ministri ricevono l’eucarestia dal sacerdote, possibilmente nel giorno del Signore, vivono come preghiera il portare Cristo in una teca al collo. Ci deve essere una operatività adorativa. La dignità inoltre deve riguardare anche i vestiti che il ministro indossa». Infine ha parlato del decalogo del samaritano che deve accompagnare la testimonianza dei discepoli e ha ricordato i verbi della parabola: vide, ebbe compassione, gli si fece vicino, fasciò le ferite, versò olio e bino, lo caricò, lo portò in albergo, se ne prese cura, tirò fuori sue denari, coinvolse l’albergatore.

Il pomeriggio è terminato con la Santa Messa, presieduta da Mons. Angelo Spina che ha ringraziato Menichelli per la sua presenza, e don Lorenzo Rossini, Marco Cianforlini e don Francesco Scalmati per aver organizzato l’incontro. L’Arcivescovo ha poi incoraggiato i ministri straordinari della comunione a svolgere con amore il loro servizio e a prendersi cura dei malati.

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