2015/12/25: Quel Bambino, perche' la sua proposta si diffonda nel mondo, cerca alleati!

Arcivescovo Edoardo Menichelli

Arcivescovo Edoardo Menichelli


ANNO SANTO DELLA MISERICORDIA
Natale del Signore – S.Messa della notte
(Is 9,1-6; Sal 95;Tt 2,11-14;Lc 2,1-14)
CATTEDRALE S. CIRIACO – ANCONA
Carissimi, in questi giorni ci è stato detto più volte che questa sarebbe stata la notte della luna, una luna piena di splendore.
Ci è stato detto che in questa giornata sarebbe accaduto un fatto che ricorre ogni tanto tempo, purtroppo noi in Ancona, in questo periodo, abbiamo la nebbia ed il particolare splendore della luna non l’abbiamo visto.
Non c’era bisogno che i giornalisti si affannassero a dirci questo, noi sappiamo da duemila anni che questa è una notte singolare, abbia o non abbia essa la luna, ci sia o non ci sia la nebbia, ci sia o non ci sia lo splendore notturno della neve.
Questa è per noi la notte della luce, quante volte abbiamo sentito dire tutto ciò!
Vorrei prendere me e voi per mano e chiedervi di andare insieme a contemplare ciò che a quel tempo i pastori, da un certo punto di vista più fortunati di noi, videro e ascoltarono.
Fu detto loro: “Troverete un Bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia.”  (Lc 2,12)
Cerchiamo anche noi questa sera che siamo così numerosi in questa Cattedrale di essere come i pastori, vorrei cioè che tornassimo alla semplicità e nella grandezza e nello splendore di quella notte e anche alle nostre orecchie giungesse questa notizia che è sempre la stessa, una notizia di festa perché quando nasce un bambino c’è festa.
Andiamo a vedere con gioia, come i pastori, cerchiamo di contemplare, di godere di questa visione; lo so ci portiamo dietro tanti turbamenti la paura, le insoddisfazioni e, diciamocelo con verità che ci portiamo addosso un terribile peccato che è quello di fare sempre di testa nostra.
Andiamo! Cerchiamo di vedere, di contemplare e di oltrepassare ciò che gli altri vedono.
Cerchiamo di fermarci, come i pastori di quel tempo, di prendere consapevolezza di ciò che è avvenuto, e tornarsene poi indietro lieti di gioia.
I nostri occhi che cosa vedono?
Vedono un bambino, vedono la sua tenerezza, la meraviglia e anche la forza di quel bambino, perché da quel giorno la storia non è più se stessa.
Quel bambino è entrato nella storia come un cuneo, che, battuto con forza, spacca anche le pietre più dure e il legno più secco.
Quel bambino è entrato nella storia perché non è un bambino normale, è il Figlio di Dio.
Che cosa vediamo allora?
Vediamo una donna, perché i figli hanno bisogno sempre di una madre, non hanno bisogno di uteri in affitto, ma di un grembo pieno di  calore e amore, hanno bisogno di una madre.
Accanto c’è un uomo che esercita una paternità, c’è uno che dà la legittimazione sociale a quel bambino, lo può iscrivere nell’anagrafe di Cesare Augusto.
Possiamo dire che quel bambino è uno di noi, è iscritto, come ognuno di noi, nell’anagrafe del tempo in cui risultano. C’è la figura di questo padre che esercita una paternità premurosa, pieno di responsabilità e che dà identità sociale a quel figlio che non è un figlio di nessuno…
Questo è quello che noi vediamo.
Una domanda difficile che viene fatta ogni anno a noi Vescovi dal giornalista di turno che dice: “Eminenza, che augurio fa quest’anno per Natale?” e vi dirò che sono anche stanco di questi auguri,  perché questi giornalisti così bravi, premurosi e attenti ti incalzano dicendo: “Perché questo è stato anche un anno difficile!”c’è stata la Francia, i tanti morti…
Anche se stanco di questo tipo di interviste, ho risposto che continueremo come abbiamo fatto da tanto tempo, si continuerà a sentire questa litania di un anno diverso, perché ci sono state tante disgrazie.
Dio non viene nel mondo per togliere le disgrazie, perché Dio non è l’aggiustatore degli sbagli degli uomini, non è il meccanico delle coscienze, ci ha dato un grande dono l’intelligenza che noi usiamo invece per i piaceri.
A quel giornalista ho anche risposto che sono oramai 76 natali che io celebro e tutti gli anni ci sono state le disgrazie e cosa è successo? Dio è assente dal mondo? Ha scherzato? No!
Quel Bambino carissimi è quello che poi è cresciuto, diventando il Maestro, è stato crocifisso, è quello che subisce la disgrazia degli uomini, la loro cattiveria, è il Giusto che muore per gli ingiusti!
Il problema, carissimi, è molto più semplice, sperando che possiate essere voi stessi i “raccontatori” di ciò che sto per dirvi.
Non è questione di “Buon Natale”, perché i natali sono tutti buoni e per di più quando uno ha una tavola imbandita è buonissimo, pensate se si possa dire “Buon Natale” ad una persona che non mangia da tempo, vi ride davanti.
Il problema è un altro, è quello di quel tempo, di fronte al Bambino le possibilità sono due, senza vie neutre: ci vai, lo vedi, lo conosci e lo ami, oppure non ci vai e non te ne importa nulla perché tu dici che quel Bambino non entra nella tua vita.
E’ questo il problema! Io e voi da che parte stiamo? L’umanità da che parte sta?
E’ Dio forse che arma qualcuno? Forse è Dio che distrugge il creato dove ci ha collocato?
Noi siamo l’umanità che non ha compreso quel Bambino.
Lo dico con grande serenità e grande preoccupazione di pastore.
Noi veniamo in questo giorno, vediamo, in questa bella Cattedrale, l’immagine del Bambino, ci commuoviamo, cantiamo “Tu scendi dalle stelle”, poi domani continuiamo a costruire la nostra vita indipendentemente da quel Bambino.
Avanziamo poi un’altra pretesa: che volendo fare da soli vogliamo capire tutto, in realtà, ricordiamoci tutti, che capiremo poco di noi solo quando capiremo anche poco di quel Dio.
Questo Bambino ha sconvolto tutto, perché ha fatto solo una cosa essenziale: ha amato l’uomo, ha amato nell’uomo se stesso, perché in ognuno di noi c’è la presenza di Dio.
Se impariamo questo, quel Bambino diventa la regola della nostra vita; se quel Bambino non lo guardiamo mai non potrà mai entrare nella regola della nostra vita e Lui cosa ci dice:
“Riconoscimi io vengo disarmato, inerme, mi metto nelle tue mani, accetto che tu mi oltraggi, ma riconoscimi sono Colui che ti salva.”
E’questa la parola-chiave e quindi noi pensiamo che non ci saranno più malanni, più disgrazie, invece Dio non è il terapeuta del mondo, Lui ci dice: “Solo io vengo per salvarti dal male che ti porti addosso!”
Dobbiamo confessarlo carissimi, tutti abbiamo dentro un male terribile che si chiama egoismo.
Per egoismo rubiamo, corrompiamo; lui ci dice semplicemente che se lo vogliamo, noi siamo figli di Dio.
Vorrei affidarvi allora i verbi che ci aiutano a capire ancora meglio.
Riconoscere
Pieghiamo le ginocchia davanti al Figlio di Dio!
Noi ci siamo disabituati a restare in ginocchio davanti a Lui, facciamo allora come i pastori che andarono, videro, si inginocchiarono, gioirono e ritornarono alle loro case.
Ve lo dico con candore, perché facciamo tanta fatica a riconoscere Dio? Che fastidio ci da?
Accogliere
Questo secondo verbo ci da la fotografia, per così dire, di quando i pastori furono invitati ad andare e furono presi da grande timore; in quel frangente fu detto anche a loro di non temere.
Questo verbo certamente è difficile, infatti per accogliere qualcuno, occorre trovare lo spazio e non mi riferisco ad accogliere uno in casa, che già è difficile, ad un posto fisico, perché infatti Lui vuole un posto nel tuo cuore, perché allora, solo allora, diventa veramente il Terapeuta del tuo cuore.
Chi è colui che gli fa spazio? E’ strano, fa spazio chi è povero, perché chi è satollo di sé non fa mai spazio ad alcuno!
Se tu l’accogli, veramente ti cambia, perché senti veramente l’ebbrezza dell’amore, perché l’amore riempie il cuore, e il cuore non è pieno d’amore se va sempre in cerca di oggetti da comprare, se pensa di satollarsi con le cose.
L’amore non viene dalle cose, viene dalla persona e questo mondo è arido di amore, perché cerca cose ed ha cosificato anche la persona e non lo capirà mai!
Questo che ci diciamo non è un rimprovero, in questa storia ci siamo tutti, anche noi, presenti in questa notte in questa Cattedrale, ci portiamo addosso in nostri difetti.
Raccontare
Lui, il Bambino, ai pastori aveva fatto capire di andare a raccontare, infatti essi tornarono alle loro case e raccontarono quello che avevano visto.
Quel Bambino, perché la sua proposta si diffonda nel mondo, cerca alleati!
Questa è la grande passione di Papa Francesco: questo suo modo di far capire le cose non è altro che questo suo credere in modo forte e libero per raccontare ciò che ogni giorno sperimenta dentro di sé.
Vorrei che questo terzo verbo, che considero quasi più importante degli altri due, fosse un poco il recupero di dignità della nostra vita, perché sembra che percorrendo le strade della nostra vita portiamo sulle spalle il peso del mondo intero, vorrei invece che da domani mattina raccontaste questa vostra alleanza con Dio.
Raccontate il bene, gettando via la musoneria, le inimicizie, perché non servono a nulla!
Introduco brevemente un pensiero rivolto al Giubileo sperando che ritorniate tutti a farlo.
L’Anno Giubilare non è solo passare per quella Porta Santa, il Giubileo è la Misericordia che arriva come una inondazione e che cambia la tua vita e solo se tu capisci una Misericordia che ricevi c’è una pagina di Misericordia.
Ci sono delle parole con le quali traduciamo la Misericordia ad esempio il condono e nessuno lo vuole.
Anticamente i nostri fratelli ebrei nella loro lunga storia verso la salvezza, ogni 50 anni celebravano il Giubileo ed era un Giubileo attraverso il quale si esprimeva reciprocamente un condono di cose per cui chi aveva rubato restituiva, chi aveva un debito gli veniva condonato.
Proviamo ad esercitare la Misericordia con tutti, la nostra vita diventerà un canto, una bellezza; non diamoci più addosso questo peso dell’odio, dell’inimicizia, questa supremazia interiore …
La Misericordia occorre usarla soprattutto nella famiglia.
Ragazzi andate alla ricerca del vero amore, non dei piaceri; carissimi figlioli i piaceri sono come il gelato quando lo hai sorbito quello non c’è più.
Tutti questi amori,  queste ‘esuberanze sponsali’, questa coreografia peccaminosa che c’è in giro: si amavano tanto, hanno messo al mondo anche un figlio e poi … tutto finito!
Queste sono storie d’amore?
Sono storie di passione, di debolezze, allora se vi siete sposati sappiate che non c’è nessuna donna, nessun uomo perfetto, come non c’è nessun Vescovo perfetto, ma perché non darsi la Misericordia? Perche?
Queste vergognose risse politiche dove non c’è alcuna dignità educativa, a che cosa servono?
Ci buttiamo addosso gli uni con gli altri questi grossi fardelli e non comprendiamo più nulla ed abbiamo paura … ma di che cosa?
Un’altra sottolineatura per farvi riflettere.
Per due settimane ci hanno riempito la testa con una parola: sicurezza, adesso sembra svanita.
Ma umanamente la sicurezza non c’è; siamo convinti di andare tutti a casa stanotte?
Carissimi esiste un’altra parola la salvezza; mettiamoci in ginocchio davanti a quel Bambino e lì la troveremo!
Questa sera sono andato in visita all’Ospedale e mi sono domandato come mai fosse così vuoto, con pochissimi visitatori; forse gli ammalati sono stati rimandati a casa?
No è la vigilia di Natale, gli ammalati stanno soli, eppure è un giorno feriale: dov’è l’amore?
Se vogliamo capire qualcosa della nostra vita, cerchiamo di capire qualcosa di Dio; in questi giorni cominciamo a leggere le pagine del Vangelo, magari i racconti della nascita di Gesù, della visita a S. Elisabetta, di Gesù ritrovato nel tempio, troveremo lo spazio per una riflessione di vita, questo il compito che il Vescovo vi dà.
La pace di Dio sia con voi e vi conservi nella serenità della vita.
Amen!
†  Edoardo Arcivescovo
(Il testo dell’omelia è stato trascritto direttamente dalla registrazione, senza revisioni da parte dell’autore).