2016/05/28: Vivere l’Eucarestia è fare come Maria che ha accompagnato Gesù fino alla croce

Arcivescovo Edoardo Menichelli

Arcivescovo Edoardo Menichelli


ANNO SANTO DELLA MISERICORDIA
XII Pellegrinaggio  Crocette – Loreto
“MARIA GREMBO DELLA MISERICORDIA DEL PADRE”
(Gen 14,18-20; Salm. 109/110,1-4; 1Cor.11,23-26;Gv 6,51)
BASILICA SANTUARIO S. CASA DI LORETO
Sabato, vigilia del “Corpus Domini”
Carissimi vi chiedo un supplemento di pazienza, devo confessare una mia incompiutezza, non ho preparato ciò che sto per dirvi e generalmente si dice che quando uno non si è preparato “si sa quando comincia, ma non si sa quando finisce!”
Non preoccupatevi! Cercherò di essere sintetico e spero proprio che ciò che mi è venuto in mente, possa esservi utile.
Vorrei proporvi uno sguardo e una imitazione nei confronti di Maria, meglio una comparazione tra Lei e la comunità cristiana, prima però devo dire ciò che noi oggi crediamo e celebriamo.
Parlando della Eucarestia noi diciamo che Gesù è presente in quel pane e in quel vino in corpo, sangue e anima (la parte umana) e poi aggiungiamo con la sua divinità; questa è la persona di Gesù che noi troviamo presente, così Lui ha voluto, in quel pezzo di pane e in quel poco di vino, questo noi lo crediamo.
Cerchiamo ora di fare alcune comparazioni, tra Maria e la comunità.
Anche Maria ha portato in sé, nel suo grembo, Gesù, Figlio di Dio e Figlio suo, quindi nel grembo di Maria c’era il corpo, il sangue e l’anima, cioè la natura umana e contemporaneamente c’era anche la sua divinità.
La prima comparazione
Il grembo di Maria ha anticipato, ecco la prima comparazione che mi permetto di farvi, ciò che dovrebbe essere una comunità di discepoli di Gesù, ciò che dovrebbe essere la Chiesa.
Noi come popolo salvato e redento, dobbiamo essere un grembo della Eucarestia, e cioè del corpo, del sangue, dell’anima e della divinità.
Tutto ciò occorre comprenderlo bene, perché la qualità della nostra fede e delle nostre comunità si dimostra certamente con questo gesto che abbiamo fatto questa sera e che abbiamo ripetuto per la dodicesima volta.
Certamente la fede si dimostra con tutto ciò, ma fondamentalmente la nostra fede c’è e si dimostra se la comunità cristiana, la piccola comunità famigliare, la piccola comunità parrocchiale, la comunità diocesana e la grande comunità della Chiesa universale, la fede si misura se quella comunità è grembo della Eucarestia.
C’è un’altra comparazione: quando Maria portava in grembo Gesù c’era una correlazione di amore, una sorta di comune nutrimento spirituale, il nutrimento che dava Gesù era la santificazione del grembo di sua Madre, e ciò che Maria donava era la sua adesione al progetto di salvezza.
La nostra fede nella Eucarestia cosa dovrebbe tradurre?
Deve tradurre questa comparazione: la comunità cristiana vive dell’Eucarestia! Prima di ogni altra cosa noi viviamo della Eucarestia, se manca l’Eucarestia manca la comunità, mettiamocelo bene in testa! Per essere nel grembo dell’Eucarestia, per avere una comparazione di vita con l’Eucarestia, come ha fatto Gesù con Maria e Maria con Gesù, occorre che l’Eucarestia non la dimentichiamo!
La seconda comparazione
Maria è stata santificata dalla presenza del figlio di Dio, la nostra santificazione, figlioli cari, non sta nel nostro volontarismo (in seminario c’insegnavano di fare le mortificazioni per essere vicini a Dio, certamente erano e sono utili, però la santificazione non viene dalle cose che facciamo noi, ma essa viene se io ricevo l’Eucarestia che è la sorgente della santità.
E qui occorre che qualche piccola correzione il Vescovo la faccia: l’ottimo, carissimi, sarebbe che ogni Eucarestia alla quale si partecipa, ci si accostasse all’Eucarestia, perché se sono invitato ad un banchetto di grazia e di santità e non vado a mangiare a quel banchetto io muoio, anche se occorre avere quelle, che chiamiamo, le disposizioni spirituali per accogliere l’Eucarestia. Qui si apre un ampio discorso che questa sera il Vescovo non fa.
La terza comparazione
Aver portato in grembo il figlio di Dio e suo che cosa ha comportato per Maria?
Che cosa abbia ricevuto lo abbiamo detto: la santificazione, che cosa ha comportato per lei? Maria non ha lasciato più suo Figlio e lo ha accompagnato fino alla croce.
Allora chi celebra l’Eucarestia e sa di sapere e deve sapere che l’Eucarestia è memoria della Pasqua del Signore, occorre che noi accompagniamo o ci facciamo accompagnare dall’Eucarestia nella nostra vita, nei suoi momenti beati e in quelli difficili e crocifissi.
Se dobbiamo avere la forza, questa forza spirituale per superare ogni debolezza, fragilità e croce verrà in noi se c’è questa simbiosi con l’Eucarestia. Non è facile, ma è necessario!
La quarta comparazione
Maria portando Gesù nel suo grembo, ha imparato il mestiere del Figlio e qual è?
Gesù era venuto per salvare, allora Maria si è fatta donna attenta ai bisogni delle persone, Maria si è fatta solidale con i poveri, i bisognosi, il Vangelo ci ricorda una cosa sola, ma molto emblematica, a Cana Maria si accorge che stava per essere rovinata la festa di due sposi, lei si è fatta solidale con gli sposi pregando il Figlio e tutto ciò lo poteva fare perché, tra lei e il Figlio, c’era una compenetrazione di vita.
Carissimi, non basta fare la comunione per essere bravi, occorre vivere l’Eucarestia, dobbiamo celebrare una Eucarestia che diventa solidarietà più vissuta con i poveri e con i sofferenti, questa è la noiosa e bellissima predica che Papa Francesco ci fa ogni giorno; ‘noiosa’ perché si dice “ma sempre questo il Papa dice …!” ma soprattutto bellissima.
Il Papa ci dice, ricordiamocelo,: “Ma se vai all’Eucarestia domenicale, ricevi l’Eucarestia facendo la comunione e poi quando esci fuori non la metti in pratica, ma perché vai a perdere tempo?”
Questo vale per me che celebro, per voi cari sacerdoti, e per tutti voi che siete qui.
Se io ricevo un dono, che è un atto di misericordia nei miei confronti, ecco l’Eucarestia donata, devo assumere, come Maria, lo sforzo imitativo da rendere l’Eucarestia ricevuta, un’Eucarestia a mia volta donata. Come?
Attraverso i poveri!
Ne conosciamo tanti di poveri, possiamo essere anche noi poveri, ma occorre che su questo punto facciamo un po’ di conversione.
L’ho già ricordato durante uno degli incontri quaresimali, ma lo ripeto, perché chiarisce ulteriormente ciò che ho detto in precedenza: in alcune chiese di qualche secolo fa, era stata presa l’usanza di porre sulla controfacciata dell’ingresso, i disegni raffiguranti tutte le opere di misericordia, quasi a ricordare, alle persone che partecipavano all’Eucarestia, che dopo aver adorato e ricevuto Gesù uscendo, dovevano vivere la misericordia che Gesù aveva usato per loro.
Vi piace questa immagine? Se non tutte quattordici, mettiamo in pratica almeno un’opera di misericordia!
†  Edoardo Arcivescovo
(Il testo dell’omelia è stato trascritto direttamente dalla registrazione, senza revisioni da parte dell’autore)