2017/06/26 – Festa di Maria Regina di tutti i Santi

Arcivescovo Edoardo Menichelli


Lunedì della XII Settimana del Tempo Ordinario
Festa di Maria Regina di tutti i Santi
(Sir. 24,1-2.17.18b.19-22; Sal.13,18-19;Gv.2,1-11)
CATTEDRALE DI S. CIRIACO – Ancona
Lunedì 26 Giugno 2017
Rivolgendo il nostro saluto a Maria regina di tutti i Santi vogliamo carissimi che Lei interceda verso Suo Figlio perché benedica la nostra comunità diocesana, la nostra Chiesa e anche la società civile di Ancona che custodisce la memoria del quadro che noi veneriamo.
Permettete che dica anche grazie a tutti voi, ai sacerdoti che vi hanno accompagnato nei giorni precedenti in un’ora piuttosto mattutina a salire fin qui su questo Colle a pregare Maria Santissima e colgo l’occasione anche per ringraziare Don Giuliano per l’attenzione e la premura con la quale vi ha accolto, condividendo anche il ministero pastorale della Confessione; attraverso Maria, Dio voglia benedire e ringraziare tutti.
Vi propongo una breve riflessione, chiedendovi perdono per il caldo, ma non è colpa mia, dico sempre scherzando che io sono il più vestito, come sopporto io, abbiate la pazienza anche di sopportare anche voi.
Questa liturgia, come abbiamo anche pregato nella orazione della Santa messa, ci invita ad incrociare lo sguardo di Maria nostra Madre che qui invochiamo come Regina di tutti i Santi.
Quello sguardo sereno e materno ci consola, è come un abbraccio di tenerezza per tutti, per chi ricorre a Lei quello sguardo ci educa, quasi volesse dire qualcosa sulla nostra vita, sulla nostra fede quello sguardo ci sollecita ad avere fiducia e speranza.
Lo sguardo è sempre un grande veicolo di una relazione intensa, tanto più lo è tra una madre e i suoi figli.
Tenendo lo sguardo su di Lei vorrei dirvi una cosa personale, cioè che tre momenti della vita di Maria mi hanno aiutato talvolta anche più consapevolmente di quanto io peccatore potessi pensare.
Tre momenti che hanno aiutato a qualificare la mia vita di discepolo di Gesù, mi hanno aiutato ad accorgermi delle relazioni di povertà, mi hanno aiutato nel mio ministero episcopale sotto il cui sguardo di Maria mi sono messo per offrire alla Chiesa, che il Signore mi ha voluto affidare attraverso il Papa, ad essere una comunità orante.
Il primo momento – mi ha sempre molto impressionato quella parola secca, semplice che Maria pronuncia all’annuncio dell’Angelo: “eccomi!”
Il secondo momento – che mi ha molto toccato è la premura, l’attenzione verso quello che possiamo riassumere in un’espressione: “le anfore di vino vuote”, e’ la festa di nozze, queste anfore di vino che tante cose vogliono dire.
Il terzo momento – la presenza orante di Maria o l’impaurita comunità degli undici apostoli, di alcune donne e di parenti suoi e di Gesù.
Faccio alcune brevi note su questi tre momenti:
Nell’ “eccomi” che cosa c’è?
Nell’ “eccomi” c’è la piena disponibilità e la totale alleanza di Maria con il progetto di Dio.
Maria entra nel mistero del Figlio che la vedrà presente anche sulla croce, un “eccomi” che non discute, che non contratta, che non fa valutazione di interesse.
Nel gesto premuroso ed educativo compiuto a Cana Maria rivela la sua maternità ecclesiale, anticipando quanto Gesù le affiderà dalla croce e la Madre esercita questa maternità nell’attenzione, nel prevenire il disagio.
Il terzo momento è nella preghiera perseverante e concorde al Cenacolo, dove Maria predispone ed orienta la comunità ad accogliere e farsi guidare dallo Spirito Santo per la missione che Gesù aveva indicato.
Gesù aveva detto agli undici, come piccola Chiesa di quel tempo, “andate, annunciate, santificate, battezzate”
Come per lei così per tutta la Chiesa lo Spirito è ispirazione, santificazione, dono per la comprensione della Parola di Dio.
Ora per dare senso alle nostre feste, per voi che siete saliti così numerosi su questo Colle è perché avete sentito un richiamo spirituale; se vogliamo rendere Maria lieta, contenta, perché ogni figlio deve rendere ogni madre contenta, in questo giorno di venerazione dobbiamo impegnarci con serenità ad imitarla sia sul versante del credere che su quello dell’essere nella Chiesa e con la Chiesa.
Innanzitutto la fede che per i discepoli di Gesù, quindi per me e per voi, non è un’emozione spirituale; io vado un po’ fuori di testa, quando sento dire “che emozione che ho provato!”, Gesù sulla croce non ha provato emozione, ma si è offerto.
La fede non è un devoto orientamento, né multiformi devozioni, che cos’è la fede? In che cosa consiste la fede? Consiste nello stare nell’amore di Dio, stare nella sua volontà e nel suo progetto di salvezza, questa è la fede!
Qualunque cosa mi possa succedere, qualunque cosa Dio mi possa chiedere, qualunque cosa Dio mi chieda attraverso lo snocciolarsi quotidiano della vita, io devo avere questo desiderio di fidarmi di Lui!
Oggi carissimi questa fede non c’è, perché tutto sembra essere confinato nelle regole; ad esempio il problema per coloro che sono divorziati, separati, risposati non è se fare o no la Comunione, ma avrebbero dovuto farsi a suo tempo la domanda: “come vivo il mio matrimonio?”
E’ molto profonda la differenza…!
Talvolta la crisi di fede passa attraverso la vita sacerdotale; tutto si comprende, ma il problema non sta se siamo dentro o fuori dalla regola, il problema sta se il dono che ho ricevuto da Dio è nella mia vita e la condiziona.
Domandiamoci davanti a Lei, Regina di tutti i santi, “ma io sono credente? Ho veramente la fede?”
Non vi scandalizzate carissimi, non sto giudicando la vostra fede, dico che anche la fede di me sacerdote e Vescovo, difetta, spesso faccio fatica a dire: “Questa è volontà di Dio!”
L’altro aspetto di Maria a Cana.
Facciamoci una domanda: quante anfore vuote e secche abitano in noi, nella Chiesa, nella società?
Chi si accorge di questo? Chi aiuta? Chi consola? Chi intercede?
Vedete carissimi, il racconto del capitolo di Giovanni delle nozze di Cana dobbiamo verificarlo oggi: sulla mia tavola, sulla vostra non manca il vino nel bicchiere, alle feste di matrimonio dove si spendono cifre iperboliche, scandalose, non è mai successo che manchi il vino, allora questo brano del Vangelo è simbolico: manca il vino nelle relazioni.
La nostra è una società che discute molto e che spesso è assente dalla croce dei poveri, da uomini e da donne accerchiati da solitudini che generano violenza e abbandono.
La Madonna è Madre di tutti, non solo nostra, ma di tutti!
E Lei sarà contenta se alcuni suoi figli che dicono di credere in Lei poi non trattano gli altri figli suoi come fratelli?
Noi dobbiamo accogliere i nostri poveri fratelli emigrati, li dobbiamo accogliere figlioli, non ci tolgono nulla di nostro, perché tutto il creato è di Dio.
Apriamo il cuore, accorgiamoci della povertà di Dio che sta vicino a noi e diamo quello che possiamo dare.
Tutto questo è la chiave del Paradiso, la chiave del Paradiso non c’ e l’ha S. Pietro, la chiave del Paradiso ce l’hanno i poveri.
Infine questo pregare di Maria con gli undici, noi dobbiamo crescere nella dimensione ecclesiale, la Chiesa non è il club dei perfetti, noi non siamo “i più bravi di Ancona”, né siamo un “congrega dei visionari”, la Chiesa è il popolo redento e missionario, dove tutto è alimentato dallo Spirito e dove si celebra la vita e l’amore eucaristico, dove tutti collaborano per l’opera di salvezza.
Dobbiamo dircelo con grande sincerità, purtroppo invece la Chiesa invece di essere comunità missionaria, obbediente allo Spirito porta i tratti della divisione, di forti soggettivismi: che cosa importa di quello che dicono il Papa, il Vescovo, i sacerdoti, per salvare la propria persona non si va oltre il criticare e il coprirsi con un anonimato peccaminoso.
Che Chiesa è quella dove la gente non si parla in faccia?
In questo tempo non si sa perché esistono i superman, quelli che dicono che occorre fare in un certo modo, ma il Salvatore già c’è!
Il vero discernimento nella Chiesa è la preghiera, che apre ai suggerimenti e alla vera profezia che scuote le coscienze e rende veri missionari.
Nelle statistiche di Ancona il numero dei matrimoni civili ha superato quello dei matrimoni religiosi, ciò dimostra che la società è cambiata, ma invece di fare dichiarazioni critiche che non portano a nulla, domandiamoci: ma vivendo e facendo parte della Chiesa credente, affidata allo Spirito e missionaria, perché non aiutiamo i nostri figli, gli amici, a pensare positivamente nel matrimonio e a non vederlo come una scena cinematografica?
L’unico vero discernimento nella Chiesa, carissimi, è come faceva Maria, prima di avere con sé Giovanni, ha vissuto con gli altri apostoli educandoli a pregare, facciamo così anche noi e affidiamoci a Lei perché ci aiuti su questi tre aspetti.
Amen!
†  Edoardo Arcivescovo
(Il testo dell’omelia è stato trascritto direttamente dalla registrazione, senza revisioni da parte dell’ autore)