2017/06/15 – L’Eucarestia è la sorgente della santità di ognuno

Arcivescovo Edoardo Menichelli


Giovedì della X  Settimana del Tempo ordinario
Festa del Corpus Domini
(Dt 8,2-3.14b-16a; Sal 147; 1Cor 10,16-17; Gv 6, 51-58)
ANCONA – CHIESA DEL SS. SACRAMENTO
Giovedì 15 Giugno 2017
Innanzitutto desidero manifestare le mie intenzioni di preghiera per questa santa liturgia, dal momento che l’Eucarestia passa per le mani, per la voce, per il ministero del sacerdote; desidero assicurare tutti i sacerdoti che sono qui presenti e quelli che stanno nella diocesi e i futuri sacerdoti della mia preghiera.
Vorrei che anche voi, carissimi, vi uniste in questa prima intenzione.
A questa aggiungo l’intenzione di pregare per questa nostra Chiesa diocesana perché nutrita dal pane celeste e accompagnata dalla presenza viva di Gesù presente in questo sacramento sia capace di testimoniare compiutamente tutti i contenuti che questo Sacramento custodisce.
Infine la mia intenzione di preghiera è per quelle persone che sono ammalate perché trovino nell’Eucarestia, che sacerdoti e ministri straordinari portano nelle loro case e negli ospedali, il sostegno durante il tempo della malattia.
Voglio portare me stesso e quelli che di voi lo vogliono, non tanto a contemplare questo mistero, quanto piuttosto a rimeditare, seppur brevemente, le responsabilità che da questo Sacramento ci derivano.
Intanto vorrei che ancora una volta ci risuonassero le parole che Gesù disse alla folla: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo.” (Gv 6,51)
Di fronte a questa solenne affermazione, che solo Dio nel suo amore e nella sua onnipotenza poteva offrire a tutti, c’è questa reazione primitiva di coloro che discutono e si domandano “come può costui darci la sua carne da mangiare? ” (Gv 6,52)
Vorrei carissimi che questa parola del Signore e la reazione immediata di coloro che lo ascoltavano,  fossero davanti a noi per fare un passo di fede, per credere in questa parola e per allontanare da noi questa tentazione di discutere.
So perfettamente, perché anche io faccio parte di coloro che debbono credere e che possono contestare, che facciamo fatica, abituati come siamo, a pensare come reale, oggettivo ciò che tocchiamo; in realtà qui tutto sfugge ai nostri sguardi, il nostro sguardo è fissato su un po’ di pane e su un po’ di vino, ma questi sono i segni che custodiscono il mistero più grande che la Chiesa ha per dare la vita, per avere la vita in se stessa e per offrirla in nome di Gesù al mondo intero.
Questo è il mistero principale che noi crediamo perché in questo sacramento, lo sappiamo, si rinnova il mistero della Pasqua e senza la Pasqua l’intera umanità non sarebbe sulla strada della salvezza.
Sarebbero tanti i pensieri e le possibili meditazioni ma vi suggerisco tre responsabilità.
La prima responsabilità.
La dico a me stesso come sacerdote, i sacerdoti hanno avuto in consegna questo sacramento, é ai sacerdoti che Gesù ha detto: “Fate questo in memoria di me” (Lc 22,19) certo il sacramento è per tutta la comunità, ma il rinnovarsi di quel mistero, passa attraverso il ministero del sacerdote: “Fate questo in memoria di me”
Il primo collegamento che vi invito a fare, la prima preghiera che vi invito a rinnovare è Eucarestia e sacerdozio, sacerdozio ed Eucarestia.
E’ attorno al ministero del sacerdote che si costruisce la Chiesa, perché il sacerdote rende presente l’Eucarestia che è ciò che, direi con una parola un po’ impropria, è un po’ il ‘collante’ della comunità: senza l’Eucarestia non c’è comunità e senza sacerdozio non c’è comunità.
Allora la prima responsabilità è riuscire a fare questo abbinamento: ringraziare il Signore per il dono del sacerdozio e pregare per tutta la Chiesa, in particolare per questa nostra Chiesa, perché il Signore continui a donare coloro che rinnovano il suo mistero di amore pasquale.
Ho bisogno che la comunità preghi per i sacerdoti, ho bisogno di sacerdoti!
Certamente se questo mistero passa per le mie mani, bisogna che io sacerdote, mi interroghi, mi confronti, e pur consapevole della mia fragilità, riesca a orientare la mia vita verso di Lui, perché solo così possa essere degno di questo mistero che mi è stato consegnato.
L’Eucarestia è la sorgente della santità di ognuno, ma è la sorgente della santità del sacerdote.
La seconda responsabilità.
E’ quella che noi chiamiamo Comunione.
Quel partecipare al banchetto, del resto il Signore ci ha detto: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me ed io in lui” (Gv 6,56), ma anche su questo punto carissimi occorre riassumere una responsabilità interiore, spirituale, di coscienza, per vedere se noi acconsentiamo a Cristo che entra in noi, di darci la sua vita, se siamo capaci di accogliere la sua vita.
La Comunione è un atto solenne che noi, suoi discepoli, siamo chiamati a compiere perché invitati a questo banchetto, però è necessario che al banchetto ci siano le persone che siano capaci di accogliere questo mistero, di credere e di vivere questo mistero.
Si ha l’impressione spesso, carissimi, lo dico con serenità, che la Comunione sia diventata una devozione, ma la Comunione è il mistero che ci unisce a Dio, che non fa parte delle devozioni, ma è ciò che sostanzia la nostra fede e ciò che cambia la nostra vita.
A voi bambini che avete ricevuto per la prima volta la S. Eucarestia vi prego fate in modo che la ‘prima’ non sia l’ultima e costringete amorevolmente i vostri genitori, che vi hanno portato e vi hanno fatto preparare a questo, a non allontanarvi la domenica da questo sacramento e vivete insieme, con papà e mamma, questo gesto attraverso il quale noi e voi ci uniamo totalmente al Signore Gesù.
Voglio anche raccomandarvi, quando ricevete il corpo del Signore, ricevetelo nella vostra semplicità di bambini, ma anche nel cuore aperto di bambini e vorrei che allora voi vi sentiste autorizzati, dal momento che Gesù è dentro di voi, a dirgli le cose che vi interessano di più e le cose che vi devono interessare più intensamente che in questa fase della vostra vita sono: l’amore di un papà e di una mamma, il vostro amore verso di loro e la bellezza della vostra vita.
La terza responsabilità.
L’ultima responsabilità che ci deriva da questo sacramento è quella che Gesù ha detto tante volte, è il gesto che lui ha fatto per farsi riconoscere, è quello che noi ripeteremo fra poco: “Gesù prese il pane lo spezzò e lo diede” (Mt 26,26), questo sacramento, è il sacramento sociale della giustizia, della fraternità, della solidarietà.
Qui dobbiamo convertirci tutti, se non altro culturalmente.
A quel banchetto tutti sono invitati, ma tutti coloro che sono invitati e che vi partecipano, devono  mettere in pratica questo spezzare il pane e darlo.
Sapete meglio di me le grandi povertà che esistono oggi, i grandi squilibri sociali; a me non va di prendere a prestito l’Eucarestia per dire parole forti, ma voglio dire a me stesso parole di responsabilità: come tu hai un pane che ti è donato, sii capace di offrire un pane come dono a chi non lo ha.
Anche voi ragazzi, abituatevi a questo, non dite mai solo e sempre ‘questo è mio’!
Tutto è di Dio e tutto per i suoi figli.
Vorrei allora che la comunità cristiana si liberasse da questa sorta di egoismo di parte come se noi fossimo il popolo benedetto che ha tutto o quasi e come se ce ne fossero altri che non hanno nulla o quasi.
Occorre che impariamo da Dio a donare e nel dono daremo pace, vivremo la giustizia e troveremo consolazione.
Carissimi queste tre responsabilità vi affido. Amen!
 
†  Edoardo Arcivescovo
(Il testo dell’omelia è stato trascritto direttamente dalla registrazione, senza revisioni da parte dell’ autore)