2017/08/14 – Questa festa è il premio di Dio alla fedeltà di Maria

Arcivescovo Edoardo Menichelli


VIGILIA DELLA FESTA DELL’ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
(Ap. 11,19a-12, 1-6a.10ab; Salm.44; 1 Cor.15,20 – 27a; Lc 1, 39 -56)
Porto di Numana
Carissimi ci siamo arricchiti spiritualmente guardando con lo stupore del cuore e degli occhi questa uscita di Maria dall’acqua, adesso con lo stesso stupore del cuore vogliamo prendere in prestito il suo atteggiamento di Madre per celebrare con fede questa S. Eucarestia.
Abbiamo introdotto la nostra preghiera chiedendo al Signore il dono della sua misericordia, lo abbiamo fatto nella consapevolezza di essere peccatori, tuttavia permettete di offrirvi qualche parola di riflessione che vuole essere di gratitudine per quanti così bene, ogni anno, rinnovano e ci invitano a questo stupore del cuore,.
Ringrazio tutti quanti voi per la vostra presenza come sempre così numerosa e attenta e insieme ringraziamo Maria che ci dà l’opportunità di guardarla, di pensare e di riflettere.
Vi propongo tre suggerimenti, il primo.
Celebriamo questa festa dell’Assunzione, ma come possiamo riassumere questa festa?
Questa festa é il premio di Dio alla fedeltà di Maria, che è già scritta!
Carissimi lì c’è scritto anche “onora tuo padre e tua madre” e il rovescio di questo comandamento è “onora tuo figlio e tua figlia!”
La paternità e la maternità sono vincoli che nessuna legge umana può surrogare, indebolire e tanto meno regolare.
In questo nostro tempo abbiamo i genitori a turno, ad orario, perché si è persa la libertà di avere messo al mondo un figlio, tanto che si sceglie la libertà di fare, nei confronti del figlio e della educazione, quello che piace di più.
Ricordatevi: la legge vi può permettere e concedere tutto, la coscienza no!!!
Lo ripeto: tutto questo vale per me e per ognuno di voi.
Da Maria, dobbiamo imparare questa alleanza con Dio e l’alleanza con Dio ci porterà all’alleanza tra noi.
Secondo suggerimento: nella sua assunzione al cielo Maria c’era in anima e corpo, perché anche il nostro corpo è sacro.
Qui occorre fare uno sforzo di diversità: un conto è la corporeità che è il veicolo del nostro farsi conoscere (il mio pensiero, il mio bene li manifesto attraverso la mia corporeità) e un conto é la carnalità (che esprime tutta un’altra cosa).
La corporeità è comunicazione, linguaggio, tenerezza, sacralità, la carnalità è invece egoismo profondo.
Occorre allora che tutti noi ci ricordassimo che il nostro corpo è sacro, e quindi occorre non venderlo, sfruttarlo, maltrattarlo, ma adorarlo vivendo semplicemente nella santità della corporeità in quanto anche essa è destinata alla gloria.
Non posso fare delle applicazioni care signore, ma talvolta avrei voglia di farle, ve lo dico solo come paradosso, cerchiamo di spendere tanto per l’ anima quanto si spende per il corpo.
Carissimi, la bellezza vera non sta nella carnalità visibile, mia nonna che aveva perso tutti i denti non era bella agli occhi miei di nipote eppure aveva la sua tenera bellezza, la sua identità.
La bellezza, ricordatevelo, passa attraverso il linguaggio complessivo della persona.
Questo è quello che Maria ci suggerisce.
Ultimo suggerimento: l’Assunta va in cielo e ci va dopo la morte, questo mi dà lo spunto di ricordarvi che dobbiamo, come cristiani, esaminare il “dopo morte” e il “dopo morte” è glorioso.
Perché stiamo a vivere, che cosa ci stiamo a fare in questo mondo ?
Nasci e piangi, ti mandano all’asilo e piangi, ti iscrivono a scuola non ci vuoi andare, c’è il primo amore e ti accorgi che la tua ragazza ha un selfie con un altro, ti sposi e il matrimonio non dura più di sei mesi, metti al mondo un figlio che poi se ne va e non ti parla più, hai il conto in banca e quella banca fallisce, ti sei fatto casa e il terremoto te la distrugge, ti sei invecchiato e non ti guarda più nessuno… ma che ci stiamo a fare in questo mondo?
Noi dobbiamo dare libertà alla morte e Maria, con questa festa con la quale noi la onoriamo, ci indica questo: noi siamo dentro una storia di morte ed oggi, carissimi, lo dico con una forma forse un pò curiosa, siamo in un tempo in cui facciamo vivere solo la morte, si racconta solo morte attorno a noi …
Questi ragazzi che stanno seduti quì per terra che cosa sentono: femminicidi, guerre, fallimenti, ma è possibile questa cosa?
Il debito di noi cristiani, il grande debito, è la speranza, dobbiamo assolutamente immettere nella storia il racconto della speranza e liberarci da questa cultura di morte che ci circonda.
Queste tre suggerimenti che vi ho proposto, custoditeli, fatene una piccola riflessione e vi aiutino a vivere la vita in modo più bello rispetto a quello che possiamo pensare.
Amen!
†  Edoardo Arcivescovo
(Il testo dell’omelia è stato trascritto direttamente dalla registrazione, senza revisioni da parte dell’ autore)