IV incontro de "Le giornate dell'Anima" con Claudio Risè e Moidi Paragger

Nell’Aula Magna di Ateneo nel Polo Universitario di Monte D’Ago si è tenuto il IV incontro de “Le Giornate dell’Anima”, promosso dall’Arcidiocesi di Ancona sul tema “I luoghi dell’anima” e Your Future Festival promosso dall’Università Politecnica delle Marche sul tema “Unicità, diversità e parità” convergono su una questione: “La cura dell’anima: il maschile, il femminile e il mondo naturale e selvatico”.
Moderatore il direttore di PRESENZA Marino Cesaroni che ha sostituito il professor Giancarlo Galeazzi, assente per una improvvisa indisposizione.
Il Pro-Rettore dell’Università Politecnica delle Marche prof. Gian Luca Gregori ha ribadito la validità della lunga collaborazione tra Università e Arcidiocesi per aiutare i giovani a crescere non solo culturalmente, ma anche spiritualmente. Il Festival Your Future Festival, ha detto, ancora, Gregori è per il futuro dei giovani sviluppando il significato di tre parole: unicità (ogni studente è unico e irripetibile per le sue caratteristiche), diversità (è importante la diversità, la contaminazione è importante ci può permettere può arricchire in maniera consistente e concreta le varie esperienze) e poi la parità (tema fondamentale dell’Università in generale, in modo particolare delle Università pubbliche).
L’Università prepara professionalmente, ingegneri, medici, economisti, ma il compito più importante è quello della formazione della persona che è al centro di tutto.
Mons. Arcivescovo nel suo indirizzo di saluto ha ringraziato l’Università non solo per l’ospitalità, ma anche per questo suo impegno di formare “uomini”.
Molto complessa la relazione dei coniugi Risè su “La cura dell’anima” con specificato riferimento al “maschile e femminile” collegati al “mondo naturale e selvatico”: è, questa, la novità del pensiero riseiano incentrato sull’archetipo del “selvatico” al fine di operare una ricostituzione simbolica della tradizione maschile e femminile, una rigenerazione dell’identità richiesta con urgenza da molteplici fenomeni psicologici e sociali. Il “selvatico” è l’uomo che vuole “essere se stesso” e che, per “salvarsi”, si affida alle energie che trova dentro di sé. Pertanto è il “processo di individuazione” ovvero la “scoperta di sé” la condizione per combattere quella “cultura del narcisismo” che è all’origine dei mali della società contemporanea; da qui il richiamo a una “cultura del dono” e a una “cultura dei sensi” che possono restituire alla persona umana “l’autenticità” della propria natura e della specificità di genere.
Molto interessanti le domande del pubblico, tra le quali ne scegliamo una: “La politica ha un’anima? Qual è l’anima della politica?” Il professor Risè ha risposto che l’anima della politica è la sua creatività, è il modo di porsi, senza insulti, senza toni alti ed offensivi. Oggi, purtroppo si vive una stagione politica amara.
Sua Eccellenza ha concluso con i ringraziamenti e dopo aver sostenuto che i relatori hanno trattato il tema con grande capacità ed affrontandolo con straordinaria professionalità ha raccontato un aneddoto africano. C’erano dei mercanti di oro e di diamanti che dopo aver riempito tante casse le dovevano trasportare verso il porto. Per questo assoldarono degli indigeni che venivano continuamente incitati a camminare più veloci e ad ogni incitamento garantivano più soldi. E questi andavano sempre più veloci, ma c’era il pericolo che la nave partisse prima che fossero arrivate le casse. Nonostante questo ad un certo punto, gli indigeni si fermarono e si sedettero sulle casse. I mercanti chiesero se si erano fermati perché erano stanchi e loro risposero di no, se avevano timore di non essere pagati e risposero ancora di no. Allora i mercanti chiesero perché si fossero fermati e loro risposero: siamo andati troppo forte, aspettiamo le nostre anime.